martedì 24 giugno 2014

Cueva de las Manos

Il viaggio e' anche sinonimo di "incontri" e di nuovi "amigos"!
A El Chalten , durante il cammino per il Cerro Torre, oltre a conoscere Michelangelo, un cileno solitario amante delle scalate, che ci ripromettiamo di ritrovare al suo paese Vigna del Mar , in occasione della nostra visita ai luoghi di Pablo Neruda, conosciamo Romain, viaggiatore francese, che la sera davanti ad una "cervesa",  ci spiega andare verso il nord . Perche' non dargli un passaggio e condividere un tratto del viaggio assieme? Accetta con piacere e l'indomani partiamo alla volta di Bajo Caracoles, 

per la mitica Ruta 40, che lui, altrimenti con il bus non avrebbe certamente percorso.
La ruta di ripio che ci ricordavamo, lascia lo spazio per molti chilometri, all'asfalto. I cambiamenti di questi ultimi anni sono evidenti, ma inevitabili! Solo gli ultimi 200 km al villaggio, sono di sterrato, con parecchie deviazioni causa lavori in corso, ma fra poco piu' di un anno, anche questi saranno solo un ricordo. 

Arriviamo al calar del sole a Bajo Caracoles e alla locanda in cui pernottammo 9 anni fa, conosciamo un 23enne argentino, Oscar, che in solitaria ha percorso la nostra stessa strada, rimanendo piu' volte intrappolato nel fango con la sua utilitaria trazione anteriore. Gli proponiamo di venire con noi tre , il giorno dopo, a visitare la Cueva de las Manos, patrimonio dell'umanita', nel Canadyon Rio Pinturas.
Sabato 21 giugno, primo giorno d'inverno nell'emisfero australe, partiamo tutti e quattro alla volta del sito, informandoci sulla ruta migliore da prendere per raggiungerlo, perche' le due alternative sono comunque praticabili solo con 4x4 , causa neve e fango, soprattutto la vecchia strada, che ci sconsigliano di fare.
Optiamo per la ruta nuova , un saliscendi per le montagne con ripio a tratti fangoso e a tratti con neve dei giorni passati e ghiaccio. Ma la superiamo marciando con cautela. Arriviamo alla Cueva de las Manos: oltre a  pitture rupestri rappresentanti scene di caccia e di vita quotidiana, quel che piu' affascina sono le centinaia di impronte di mani impresse per sempre sulle rocce dagli abitanti di quel luogo remoto , utilizzando come colore  una mistura  di pigmenti minerali, vegetali ed organici, soffiata con la tecnica del negativo. Si stima che risalgano a 9000 anni fa, sino alle piu' recenti, di 3000 anni fa. 

Inizia a piovere ed e' meglio rientrare perche' la pista che ci aspetta non e' certamente delle migliori. Decidiamo di ritornare, questa volta, per la pista vecchia anche se sconsigliata, ma sicuramente piu' in piano dell'altra che ci avrebbe riservato delle salite molto impegnative.
Ma ci rendiamo subito conto che forse non e' stata la scelta migliore: scivolosa per la neve sciolta sul fango argilloso, a tratti immersa nella nebbia data dalle nuvole basse cariche di neve. La percorriamo a passo d'uomo, ma costante. Finalmente ne intravediamo la fine quando si ricongiunge con l'asfalto della ruta principale.
La notte ls trascorriamo tutti assieme, dando ospitalita' anche a Oscar nel Narci. L' indomani lo salutiamo perche' prosegue la strada da solo.

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