domenica 29 giugno 2014

Parque nacional los Alerces- Cabana di Butch Cassidy

Procediamo verso nord attraversando il Parque Nacional  los Alerces, 

una vasta area protetta nella regione del Chubut, che per i suoi paesaggi e' considerato uno dei parchi piu' belli dell'Argentina. Il suo nome e' dato dalla presenza massiccia di gigantesche conifere, gli alerci,  tipici dell'Argentina e del Cile, sempreverdi  molto longevi, che possono raggiungere altezze di 50 metri e diametro di oltre 5 metri. 


Vivono in territori ricchi d'acqua e qui, la pista di ripio e terra battuta, a tratti fangosa, si snoda costeggiando diversi ruscelli, il Rio Arrayanes che serpeggia tra i boschi, ma soprattutto laghi incantevoli come il  Lago Futalaufquen, molto esteso sulle cui acque si riflettono i pendii innevati, il  Lago Verde dalle acque smeraldo, il Lago Menendez ed il Lago Rivadavia, sulle cui coste sorge un piccolo villaggio. Camminiamo lungo questi boschi per chilometri, all'ombra di piante secolari dalle forme piu' strane, e la Natura ci avvolge con la sua forza e la sua magnificenza. 

Usciamo dal Parco e attraversiamo una valle tra dolci pendii stepposi, ammantati da rossi cespugli spinosi, sino ad arrivare a Cholila, un paesino sulle lande umide e desolate, che vanta la sua fama per essere stato il luogo dove si ritiro' il mitico  Butch Cassidy, il fuorilegge statunitense che in coppia con Sundance Kid, fu protagonista di numerosi assalti a treni e diligenze dell'antico West.
La sua dimora, tutta in legno, e' nascosta tra gli alberi spogli di un boschetto, vicino ad un rio e a farne da guardia, troviamo due splendidi cavalli fulvi. Ci avviciniamo alla casa principale, con annessa la stalla e forse il ricovero per gli attrezzi. Non resistiamo ed entriamo: cio' che percepiamo subito e' il profumo del legno che emanano quelle stanze vuote , dal pavimento di terra battuta ed una quiete irreale.
Usciamo, incantati dal quel posto magico e suggestivo che e' stato rifugio perfetto di un criminale gentiluomo d'altri tempi!

sabato 28 giugno 2014

La Trochita - Esquel - El viejo expreso patagonico

E' arrivato il momento di salutare Romain con il quale
abbiamo condiviso 7 giorni di viaggio, assieme a bordo di Narciso. Rientrati in Argentina, a Esquel, lui prendera' un bus per proseguire il suo cammino e noi ci fermiamo un paio di giorni per non perdere l'occasione di tuffarci nel passato, viaggiando su "la Trochita" , el viejo expreso Patagonico, che per ben due volte in passato, non siamo riusciti nemmeno a vedere in sosta alla piccola stazione di Esquel.

Nasce nel 1922 come treno merci e piu' tardi, anche trasporto passeggeri, molto economico. La sua particolarita' , da cui ne deriva il nome affettuosamente dato dal popolo,  e'  il binario stretto, trocha, che vanta una distanza di soli 75 cm da una rotaia e l'altra. Il suo percorso originale di 402 km con 600 curve, e' il piu' lungo al mondo con questo tipo di "trocha" e metteva in comunicazione la citta' di Ingegner Jacobacci, nella regione del Rio Negro  con Esquel, nella regione del Chubut. Ora il tragitto solo turistico e' molto piu' breve e , con la locomotiva a vapore e i vagoni originali dell'epoca, si parte da Esquel per arrivare , alla velocita' di 25 km orari, al villaggio mapuche-teuelche di Nahuel Pan, attraversando steppe con cavalli allo stato brado, pecore al pascolo poco lontane dalla estancia ed in lontananza rilievi spruzzati di neve. 

Seduti sulle panche in legno e riscaldati da una vecchia stufa a legna, si respira tutta l'aria del passato, quando le carrozze erano gremite di gente e di merci, e proprio davanti a questa stufa si riunivano per conversare e per riscaldare le vivande, in prospettiva di un viaggio lungo e faticoso. Nel 1999 viene dichiarato Monumento Storico Nazionale, per l'importante mezzo di congiunzione che questo treno a vapore e'stato per 65 anni per le  popolazioni e i luoghi, che dalla steppa patagonica potevano scendere alle valli fertili della Cordigliera.
Di tanto in tanto il fischio del treno che attraversa le strade che si incontrano nel tragitto e la nuvola di fumo bianco che si disperde nel cielo azzurro di questa splendida giornata di sole.


giovedì 26 giugno 2014

La Carretera Austral

Si continua a percorrere la ruta 7, la Carretera Austral e guadagnare chilometri giorno dopo giorno. Il sole si alterna alla pioggia e quando riappare tra una nube e l'altra ravviva ancor piu' la tavolozza di colori di questa splendida Natura. Il ripio si snoda per le montagne, costeggiando laghi smeraldo e  boschi morti, tronchi scheletrici e dalle forme piu' bizzarre,  con le radici sommerse nell'acqua di molteplici lagune. 

Saliamo di quota ed un altro scenario ci appare ai nostri occhi. Tutto e' immobile e ovattato sotto la neve di questi ultimi giorni ed i colori lasciano il posto al bianco e al nero. Ma presto scendiamo e ritorna a colorarsi tutt'intorno. Si aprono valli verdissime dove pascolano pecore e mucche in serena convivenza. Poco distante la casa in legno del "duegno" , colorata e fumante. Attraversiamo un altro passo a piu" di 1000 metri ed incontriamo abbondante neve e la strada, in questo tratto asfaltata, e' imbiancata dal ghiaccio . La luce ormai e' calata e si procede con cautela.
I giorni a seguire ci alziamo con la pioggia. La carreggiata della pista si restringe avvolta dalla vegetazione fittissima. Alberi verdissimi, arbusti dai rami arancione e viola scuro,  cespugli dal fogliame giallo ocra, rocce tappezzate di muschio e felci che, come grandi piume, si muovono al vento. 
E non manca il "pangue" , una pianta tipica della zona , dalle foglie come orecchie d'elefante, che in questa stagione, troviamo afflosciate ai lati del ripio, con quel che resta della loro inflorescenza: un enorme pennacchio color ruggine che spunta tra le foglie morte. L'acqua di certo non scarseggia: attraversiamo torrenti, costeggiamo laghi e lagune, e le cascate saltano impetuose dalle pareti rocciose delle montagne attorno. Una tra queste, la Cascada de la Vergine, scroscia vicina alla strada. Inerpicandoci per un sentiero irto e fangoso, ammiriamo il salto dall'alto. Procediamo il cammino, riempiendoci gli occhi e l'anima di tanta natura incontaminata e, un po' dispiaciuti, sappiamo che sara' forse l'ultima volta che la vedremo attraversata dalla Carretera Austral sterrata, che con armonia ben si  integra nel contesto che la circonda: nel 2019 sara' tutta completamente asfaltata!
Rimangono gli ultimi chilometri al termine di tanta meraviglia, di questi paesaggi da fiaba , che ci hanno accompagnati per cinque indimenticabili giorni del nostro lungo viaggio!


mercoledì 25 giugno 2014

Capillas de Marmol

Il 23 mattina riprendiamo il cammino lungo la Carretera Austral. La pioggia scende sottile con il sole alto nel cielo, ed e' tutto un arcobaleno! Su e giu' per il ripio nella natura piu' selvaggia e avvolgente, giungiamo a Puerto Rio Tranquillo , un villaggio dal nome piu' azzeccato , in riva al Lago General Carrera, meta obbligata per la visita alle meravigliose sculture naturali: le Capillas de Marmol.

In lontananza le nubi sono scure e cariche di pioggia, ma non esitiamo a prendere una barca a motore che ci porti ad ammirarle, attraversando il lago incredibilmente mosso, tanto da far saltare la barca ad ogni passaggio sulle onde. Ed ecco che dopo sobbalzi e spruzzi d'acqua ci appaiono bellissime le Capillas de Marmol, conformazioni marmoree a picco nel lago, che per l'erosione del vento e dell'acqua nei secoli, hanno assunto l'aspetto di splendidi santuari, dalle volte candide e venate di scuro, che si riflettono nelle acque turchesi e trasparenti del lago.
Poco piu' in la' , ci appare , in tutto il suo splendore, la Cattedral de Marmol, 

magnifica scultura di marmo, plasmata dalla Natura, con le sue navate bianche striate d'azzurro e i suoi colonnati assottigliati dal vento. Entriamo adagio con la barca, ed in silenzio, quasi con venerazione, abbiamo la possibilita' di camminare sul "pavimento" che affiora dall'acqua, toccarne le pareti ed ammirare da vicino i disegni concentrici delle venature del marmo.
Rimaniamo a lungo ad ammirarle da ogni angolazione, senza accorgerci che inizia a piovere ed e' aumentato il vento. Rientriamo, sfidando le onde del lago sempre piu' alte e la pioggia che , per la velocita', ci arriva sferzandoci il viso. Arriviamo al porto all'imbrunire, infreddoliti e bagnati, ma appagati da tanta bellezza.

martedì 24 giugno 2014

Lungo la Carretera Austral

Il 22 giugno varchiamo il confine con il Cile per dirigersi al nord, percorrendo la Ruta 7, la mitica Carretera Austral.

Si dice che sia una delle piu' scenografiche strade del Pianeta e la definizione non e' casuale.
Piu' di 700 km quasi tutti di sterrato, che si inerpicano sulle montagne e ridiscendono in piano, a ridosso della Cordigliera Andina. Nonostante l' inverno e' una multitudine di colori: dalle diverse sfumature di verde degli alberi e delle piante, al rosso delle bacche di miriadi di cespugli che delimitano il ripio; dal giallo dorato delle graminacee e dell'erba bruciata dal freddo, al turchese del Lago General Carrera che costeggiamo per lungo tempo, il secondo lago piu' esteso del Sud America, dopo il Titicaca.
Non manca la vista di mucche al pascolo e capre selvatiche abbarbicate sui pendii scoscesi e cavalli liberi come il vento dai manti corvini, bianchi , grigi e fulvi.

Di tanto in tanto si incontrano dei piccoli villaggi di case minuscole in legno colorate e il profumo della legna bruciata che esce dai camini, si mescola con l'aria tersa e frizzante di questi luoghi.
E' incantevole!
Cala la luce di questa splendida giornata e ci rifugiamo, per la notte, all'ingresso di un bosco, ascoltando lo scrosciare dell'acqua di un torrente vicino, nel buio piu' assoluto.

Cueva de las Manos

Il viaggio e' anche sinonimo di "incontri" e di nuovi "amigos"!
A El Chalten , durante il cammino per il Cerro Torre, oltre a conoscere Michelangelo, un cileno solitario amante delle scalate, che ci ripromettiamo di ritrovare al suo paese Vigna del Mar , in occasione della nostra visita ai luoghi di Pablo Neruda, conosciamo Romain, viaggiatore francese, che la sera davanti ad una "cervesa",  ci spiega andare verso il nord . Perche' non dargli un passaggio e condividere un tratto del viaggio assieme? Accetta con piacere e l'indomani partiamo alla volta di Bajo Caracoles, 

per la mitica Ruta 40, che lui, altrimenti con il bus non avrebbe certamente percorso.
La ruta di ripio che ci ricordavamo, lascia lo spazio per molti chilometri, all'asfalto. I cambiamenti di questi ultimi anni sono evidenti, ma inevitabili! Solo gli ultimi 200 km al villaggio, sono di sterrato, con parecchie deviazioni causa lavori in corso, ma fra poco piu' di un anno, anche questi saranno solo un ricordo. 

Arriviamo al calar del sole a Bajo Caracoles e alla locanda in cui pernottammo 9 anni fa, conosciamo un 23enne argentino, Oscar, che in solitaria ha percorso la nostra stessa strada, rimanendo piu' volte intrappolato nel fango con la sua utilitaria trazione anteriore. Gli proponiamo di venire con noi tre , il giorno dopo, a visitare la Cueva de las Manos, patrimonio dell'umanita', nel Canadyon Rio Pinturas.
Sabato 21 giugno, primo giorno d'inverno nell'emisfero australe, partiamo tutti e quattro alla volta del sito, informandoci sulla ruta migliore da prendere per raggiungerlo, perche' le due alternative sono comunque praticabili solo con 4x4 , causa neve e fango, soprattutto la vecchia strada, che ci sconsigliano di fare.
Optiamo per la ruta nuova , un saliscendi per le montagne con ripio a tratti fangoso e a tratti con neve dei giorni passati e ghiaccio. Ma la superiamo marciando con cautela. Arriviamo alla Cueva de las Manos: oltre a  pitture rupestri rappresentanti scene di caccia e di vita quotidiana, quel che piu' affascina sono le centinaia di impronte di mani impresse per sempre sulle rocce dagli abitanti di quel luogo remoto , utilizzando come colore  una mistura  di pigmenti minerali, vegetali ed organici, soffiata con la tecnica del negativo. Si stima che risalgano a 9000 anni fa, sino alle piu' recenti, di 3000 anni fa. 

Inizia a piovere ed e' meglio rientrare perche' la pista che ci aspetta non e' certamente delle migliori. Decidiamo di ritornare, questa volta, per la pista vecchia anche se sconsigliata, ma sicuramente piu' in piano dell'altra che ci avrebbe riservato delle salite molto impegnative.
Ma ci rendiamo subito conto che forse non e' stata la scelta migliore: scivolosa per la neve sciolta sul fango argilloso, a tratti immersa nella nebbia data dalle nuvole basse cariche di neve. La percorriamo a passo d'uomo, ma costante. Finalmente ne intravediamo la fine quando si ricongiunge con l'asfalto della ruta principale.
La notte ls trascorriamo tutti assieme, dando ospitalita' anche a Oscar nel Narci. L' indomani lo salutiamo perche' prosegue la strada da solo.

sabato 21 giugno 2014

Verso El Chalten

Lunedi'  16 e' il giorno della verita' : scopriremo solo 'sta mattina se il pezzo spedito da Rio Gallegos e' compatibile con il sistema di riscaldamento originale del Narci. Siamo fortunati: si puo' adattare e dopo varie prove e rifiniture, si riesce , nel pomeriggio, al Laboratorio di Paolo a far funzionare il riscaldamento nell'abitacolo. Festeggiamo in compagnia sua e della famiglia,  con un ottimo asado cucinato sul tipico "chulengo" , una sorta di grill che per la sua forma, prende il nome dal piccolo di guanaco , panciuto, con le zampine ancora esili e il collo allungato.



Ma nella mattinata, in attesa di eseguire il lavoro del riscaldamento, pensiamo di caricare la "garrafita" di gas per la cucina. Troviamo il fornitore e nell'entrare in cortile attraverso il cancello aperto solo per meta' , inavvertitamente il Narci prende una buca che fa basculare la cellula contro il palo di supporto. Risultato: carrozzeria graffiata e sportellino esterno che racchiude il wc chimico Tethford , che ringraziamo per il supporto offertoci, strappato rovinosamente dalle cerniere e giacente rotto a terra.



Sicuramente cosi', con la vasca chimica a vista e con il rischio di perderla per strada, non possiamo certo proseguire il viaggio: dobbiamo in qualche maniera riparare al danno.
Decidiamo , dopo vari consulti anche con un "chappista" , un aggiusta tutto, di applicare due cerniere nuove a staffa e coibentare le fessure, inevitabilmente esistenti dopo aver rotto la cornice di chiusura, con del poliuretano espanso. Esteticamente non e' il massimo, ma funziona.
Ci fermiamo per la notte e decidiamo di incamminarci domani mattina di buon 'ora.
Ma qualcosa sembra volerci trattenere a El Calafate . Il martedi', appena svegli ci accorgiamo di una perdita d'acqua dai raccordi con la pompa. Dobbiamo assolutamente intervenire finche' siamo in una citta' fornita di strutture, altrimenti rischiamo di non trovare pezzi di ricambio nelle prossime destinazioni.
Andrea rispolvera i rudimenti appresi in officina da Ferro, e risolve il problema.
Finalmente, nelle prime ore del pomeriggio, lasciamo El Calafate , destinazione El Chalten, per ammirare le vette del Cerro Torre e del Fitz Roy, che tanta e' la limpidezza e la distesa orizzontale, riusciamo a scorgere fin da  subito. La loro statuaria presenza ci accompagnera' per tutti i 200 km del tragitto.


El Chalten

Arriviamo a El Chalten martedi' 17, al crepuscolo per alcuni scatti alle guglie granitiche del Fitz Roy e del Cerro Torre.
Alla sinistra in lontananza il Glaciar Viedma ed alla destra il Glaciar Piedra Buena, piu' piccolo, ma piu' azzurro.
Una rapida visita al paese silenzioso e ghiacciato e poi troviamo la sosta per la notte.
Il giorno seguente, dopo aver chiesto informazioni all 'ufficio  turistico, decidiamo di sgranchirci le gambe con una passeggiata al mirador dei condores . Ne avvistiamo un paio che sfruttano le correnti ascensionali calde per galleggiare in aria difronte al Fitz Roy.
La giornata e' serena ed il sole scioglie il ghiaccio e la neve dei giorni prima sui sentieri. Procediamo poi verso il mirador delle aquile da dove si ha la veduta di tutta la valle che anticipa l' ingresso al Parque Nacional Los Glaciares e del lago Viedma. Uno spettacolo!
Scendiamo per il sentiero innevato e a tratti,  ghiacciato. Bisogna far attenzione a non scivolare, ma il calore del sole e le temperature decisamente piu' elevate rispetto ai giorni scorsi, aiutano  al disgelo.
Decidiamo, per l'indomani, di fare un trekking alla Laguna Torre, da cui poter ammirare il Cerro Torre, circa 3 ore andare e altrettante , tornare. Optiamo per la veduta del Cerro Torre , anziche' del Fitz Roy, perche' , da buoni italiani, rendiamo omaggio a due grandi scalatori che ne raggiunsero la vetta: Casimiro Ferrari e Cesare Maestri.
La giornata e' buona e non c'e' vento. Il sentiero a tratti e' innevato, a tratti, per il disgelo, e' fangoso. Alcuni punti nascondono l'insidia del ghiaccio, ma con attenzione, si superano facilmente. Procediamo sino a raggiungere il mirador da cui si ha la vista magnifica del Cordon del  Torre , con a sinistra il picco del Cerro Solo e piu' a destra quello del Torre , che senza alcuna nuvola che lo avvolga, svetta imponente con i suoi 3102 metri di altezza.
Riprendiamo la marcia, lungo il sentiero che si snoda tra boschi spogli di lengas e pianori cespugliosi ricoperti di neve. Il rumore dell'acqua cristallina del fiume vicino, ci accompagna nel cammino sino ad arrivare dopo un discreto sforzo e un dislivello di 250 metri, alla splendida Laguna Torre completamente ghiacciata su cui galleggiano dei blocchi di ghiaccio staccatisi dal Glaciar Grande difronte . Il Cerro Torre si specchia su di essa e staglia le sue guglie di granito rosso al sole , maestoso e austero, dal fascino unico.
Esperienza insolita:  allungare qulache pezzo di pane ad un cucciolo di aguila mora che discretamente lo ruba dalle nostre mani, sfacciata davanti ad un caracara dal petto bianco che si limita a mangiarne dei pezzetti avanzati.

Al ritorno, non manca l'incontro con un altro abitante dei boschi : il carpintero,   picchio rosso, che indisturbato dalla nostra presenza continua il suo rumoroso lavoro sul tronco di un albero.

domenica 15 giugno 2014

Glaciar Perito Moreno

Venerdi 13 giugno. Partiamo presto per El Calafate, sapendo che i 150 km che ci separano non saranno facili viste le condizioni precarie nell'abitacolo di Narciso.
Siamo fortunati perche' c'e' il sole che potra' sciogliere il ghiaccio e riscaldarci nel cammino, ma non prima delle 11, 30 , quando i raggi ci giungono piu' perpendicolari.
Arriviamo a El Calafate e la prima nostra preoccupazione e' trovare un meccanico che riesca a riparare il motore del riscaldamento. E fortunamente incontriamo Felice e Paolo che provano a darci una mano, ma non trovando soluzione immediata,  tamponiamo con un sistema di riscaldamento provvisorio, in attesa del pezzo da Rio Gallegos.
Non ci scoraggiamo ed il giorno dopo partiamo alla volta del Glaciar Perito Moreno. 
Sono le nove ed il sole spunta all'orizzonte e ci riscalda un po' lungo il ripio ghiacciato che conduce al Glaciar. Ma poco dopo una nuvola grigia, oscura il cielo proprio nella nostra direzione. Temiamo di non riuscire a scorgere il Perito Moreno vista la nebbia che si e' formata bassa sul lago Argentino.
E proprio quando la situazione volge al peggio, si intravede in lontananza, in tutta la sua imponenza , Lui , uno dei ghiacciai piu' estesi al mondo, come la citta' di Buenos Aires, con un fronte di 5 km ed un'altezza dalla superficie del lago di 60 metri: Glaciar Perito Moreno! 

Non lesiniamo nelle foto e riprese, ma cio' che si prova nel vederlo dal vivo e' indescrivibile! 
Il ghiacciaio scompare nuovamente avvolto dalle nuvole scure che ora iniziano a scaricare neve! Tentiamo la veduta dal mirador piu' su e nonostante i fiocchi copiosi, qualcosa si riesce ad intravedere, ma non spiccano i colori algidi del ghiaccio che il sole permetterebbe di risaltare.
Ma quando meno ce lo aspettiamo, un raggio di sole solca le nuvole e rischiara in tutto il suo splendore il Glaciar Perito Moreno , regalandoci una vista mozzafiato, in tutta la sua estensione e maestosita'. Da lacrime!
Non ci facciamo mancare la vista ravvicinata dall' imbarco, e riprende il gioco del "vedo non vedo" che ci accompagna per tutto il giorno. La neve non cessa e si intravede solo la sagoma e i colori sono un tutt' uno con il lago. Peccato : neanche una foto degna di nota!
Ma stoici, sopportiamo il freddo gelido sino a che non torna uno spiraglio di sole che, come un dono dal cielo, ci svela uno scenario da cartolina! Neanche a 300 metri , fortunati, ammiriamo in tutto il suo splendore, questo Signore dei ghiacci, che nei secoli ha formato la sua mole, avanzando inesorabilmente con tutta la sua forza. In lontananza il rumore sordo di un seracco che si stacca e cade fragorosamente in acqua.
Approfittiamo della luce a favore per ritornare di corsa al mirador e rubare gli ultimi scatti e riempirci gli occhi ed il cuore della magnifica vista del Glaciar Perito Moreno.


sabato 14 giugno 2014

Verso El Calafate


Usciamo dal Cile per rientrare in Argentina e  a pochi chilometri dal confine gia' il clima e il paesaggio cambiano: le temperature si abbassano  di diversi gradi sotto lo zero e si corre  su di un cordone scuro e ghiacciato che si snoda in mezzo ad un deserto di neve. Le luci calano e le ombre si allungano ed El Calafate e' ancora lontano, quando , ad un certo punto ci accorgiamo che il riscaldamento in cabina non funziona piu'!

Le vibrazioni subite percorrendo i chilometri di sterrati dei giorni precedenti hanno danneggiato l'albero motore della ventola del sistema di riscaldamento dell'abitacolo, sino a bloccarlo definitivamente.
Non ci voleva! Iniziano ad appannarsi parabrezza e finestrini, ma poco piu' tardi, a causa del freddo che aumenta sia dentro che fuori dalla cabina, iniziano anche a ghiacciarsi. Armati di carta e panni,  e' un continuo pulire e asciugare i vetri per impedire la formazione di brina. E' ormai buio e la luna piena e' l'unica consolazione che ci resta. Avanziamo sempre piu' infreddoliti e consapevoli di dover trovare al piu' presto un posto dove passare la notte. El Calafate e' a piu' di 100  km di distanza ed e' impensabile arrivarci 'sta sera in queste condizioni.
Intravediamo in lontananza delle luci e ci dirigiamo verso quello che crediamo essere un "centro abitato", ma presto scopriamo che trattasi soltanto di una locanda e di un  distributore di benzina sorti su di un incrocio: siamo arrivati a La Esperanza!
E qui, malgrado tutto,  ci fermiamo per la notte , rinfrancandoci con una buona cena e con i goal del Brasile al suo esordio ai Mondiali 2014, con "la esperanza" l' indomani di trovare un meccanico a El Calafate in grado di riparare il motorino.

venerdì 13 giugno 2014

Parque Torres del Paine


Con le luci dell'alba, e qui non e'prima delle nove, ci mettiamo in marcia per il Parque Torres del Paine.
Dopo piu' di un'ora giungiamo al suo ingresso: la strada e' buona, nonostante le nevicate dei giorni precedenti, e si snoda su e giu' per i monti imbiancati.
Fa da contrasto il blu cobalto del Lago Sarmiento che costeggiamo a lungo prima di salire di quota.
In lontananza, si stagliano imponenti, le Torres del Paine, le tre guglie di granito che danno il nome al Parco, illuminate dal sole che oggi, fortunatamente, splende alto nel cielo.
Tentiamo di scorgere il puma: i locali ci confermano che questa zona e' il suo habitat naturale, ma nonostante una scrupolosa ricerca, non ne vediamo neanche l'ombra!
Ci spingiamo sino allo splendido Lago Pehoe' da cui si puo' ammirare il mitico Cuerno del Paine. E li incontriamo Rafael, il guardiano che all' hosteria Pehoe' ora chiusa per la stagione invernale, sappiamo aver ospitato nella sua casa, l'amico Paul, il francese incontrato ad Ushuaia in sella alla sua Caracola! Gli portiamo i suoi saluti, come promesso, e ci diamo appuntamento l'indomani per la colazione.
Decidiamo di sostare la notte in riva al lago: d'altronde, lo scenario che ci appare davanti a noi e' unico e straordinario: la luce del sole si riflette sull'acqua regalando dei colori che dal turchese volgono allo smeraldo, e sullo sfondo , la cornice del Cuernos del Paine, contraddistinto dalla inconfondibile forma del Cuerno Principal.


Prima che scenda la luce, e qui e' intorno alle 17, 30 ci dirigiamo al Lago Grey per ammirare il Glaciar Grey e gli iceberg che galleggiano sulle sue acque.
La spiaggia nera e' bagnata da alcune lingue d'acqua gelida , che ci impediscono di raggiungere piu' da vicino i blocchi di ghiaccio , ma e' uno spettacolo ugualmente stare a pochi passi da questi colossi azzurri, staccatisi dal ghiacciaio alle spalle.
Rientriamo al calar del sole, percorrendo non pochi chilometri di pista di tulle ondule, che per le fortissime vibrazioni provocate, riesce a spezzare uno dei due supporti che sostengono le piastre nel retro del Narci. Increduli, scopriamo di aver viaggiato l'ultimo tratto di ripio con le piastre appese da un lato soltanto, con il rischio di perderle per strada! Non ci scoraggiamo: le togliamo definitivamente dal retro per posizionarle sul tetto del camion. 

Finalmente ci possiamo rilassare, con la speranza , all'alba del giorno dopo, di veder riflessi i raggi del sole sul Cuerno del Paine, infiammandolo di rosso intenso.
Ma , purtroppo, il tempo non e' a nostro favore e si prevede neve!
Infatti, la mattina e' bagnata e fredda, ma il caffe' abbondante e caldo e la simpatia di Rafael ci mette di buon umore.
Partiamo per uscire dal Parco , ma prima dedichiamo uno sguardo al Salto Grande, una impetuosa cascata che si getta nel Lago Pehoe'; alle sue spalle, una veduta del Cuernos.
Saliamo e scendiamo di quota ed e' incredibile come muta il paesaggio da un versante all'altro: a tratti tutto e' rivestito dalla neve della nottata, a tratti c'e' solo traccia del gelo delle notti passate.
Usciamo dal Parque Torres del Paine , soddisfatti anche se non abbiamo potuto raggiungere le tre cime a piedi in qunto tutti i sentieri per i trekking in questa stagione sono chiusi causa neve e ghiaccio.
Partiamo alla volta di Cancho Carrera, dogana argentina, non prima di aver fatto dogana cilena a Cerro Castillo.

Da Porvenir a Cerro Castillo (Cile)


La mattina il traghetto e' gia' al porticciolo di Porvenir, ma non parte prima delle 15, 30.
Nell'attesa , si scattano le ultime foto, in ricordo di questo piccolo paese ai confini del mondo.
Partiamo e attraversiamo lo Stretto di Magellano verso Punta  Arenas  dove arriviamo dopo circa 2 ore e mezza di navigazione .
Ormai e' gia' buio, piove e non ci resta che trovare un luogo idoneo per passare la notte.
L'indomani, il tempo non e' migliore. Visitiamo la zona franca nella vana speranza di trovare dei pneumatici adatti per Narciso e poi, come promesso a Jaime, conosciuto la sera prima alla locanda, andiamo a "baciare" il piede dell'indio al monumento nella Plaza de Armas della citta': si dice che sia di buon auspicio e prometta un ritorno in Tierra del Fuego.

Quello che speriamo in questo momento e' di incontrare il pinguino reale e quindi, ci dirigiamo in tutta fretta alla pinguinera di Punta Arenas.


Ma, ahinoi,  scopriamo che l'accesso e' chiuso e anche i pinguini reali sono gia' emigrati. Ritorneranno in massa per la riproduzione nella stagione piu' calda, tra settembre e aprile
Sconsolati, non ci resta che proseguire il viaggio verso Puerto Natales.
La strada e' lunga e deserta. Attorno a noi lande sconfinate e fiumi e lagune gelati. Tutto e' immobile stretto nella morsa del ghiaccio. Cala anche la luce e procediamo soli, stanchi, nel buio e nel freddo sino a che, a 30 km da Purto Natales, ci appare , come un miraggio, un hotel tutto illuminato: non resistiamo e ci precipitiamo nella sua direzione . Decidiamo di passarvi la notte per rilassarci e "stemperarci" al caldo di piscina e sauna!
Puerto Natales non e' lontano e quando arriviamo,

ci danno il benvenuto degli splendidi fenicotteri rosa, che elegantemente sguazzano in acqua in compagnia di alcuni  cigni dal collo nero. Al porto, i pescatori lavorano i ricci di mare da poco raccolti al largo.
A pochi chilometri dal paese, raggiungiamo  per un saliscendi gelato, el Monumento natural Cueva del Milodon: un'area selvaggia protetta che custodisce le tre grotte principali dove nel 1895 vennero scoperti i resti di animali di grosse dimensioni estinti, tra cui il Milodon appunto, risalenti a 14500 anni fa.
 
Percorrendo un sentiero tra lengas, corbezzoli e cespugli nani, affondando le scarpe sul letto ghiacciato di sottili rivoli d'acqua, si arriva alla Cueva del medio: e' una sensazione stranissima entrare in questa grotta, nascosta tra la vegetazione, al riparo dai forti venti, di modeste dimensioni rispetto a quella abitata dal Milodon , e sapere che li' han vissuto popolazioni nomadi risalenti a circa 11000 anni fa, che ben si adattarono alle condizioni climatiche della Patagonia.
Quasi se ne percepiscono gli odori e i rumori dell'epoca!
Terminata la visita, per dirigerci al Parque Torres del Paine, ci vediamo costretti a raggiungere Cerro Castillo, localita' alla frontiera cilena, anziche' proseguire per la pista del Milodon che ci avrebbe permesso di risparmiare alcune centinaia di chilometri , per strada bloccata per frana.
Gli imprevisti non mancano mai!!!!

domenica 8 giugno 2014

Da Rio Grande a Porvenir

Lasciamo Ushuaia. L'inverno è ormai alle porte e la temperatura precipita.
E' opportuno riparare il sistema ausiliario di riscaldamento che, ahimè, ci accorgiamo non funziona.


Dopo aver ispezionato la macchina e verificato che riceve l'alimentazione elettrica, su consiglio di Andrea Ferro, proviamo a sostituire il condensatore, che crediamo possa essere l'unica causa del mancato funzionamento. E qui comincia l'avventura! Anche dopo la sostituzione del pezzo a Ushuaia, prima della partenza, il sistema Blizzard ad aria non si accende.
Ci mettiamo in marcia per Rio Grande, con la speranza di trovare assistenza , vista la presenza di un buon complesso industriale. 
Il primo tentativo va a vuoto: un negozio di elementi elettrici ci indica di rivolgerci ad un frigorista, in quanto lui , paradossalmente, non si intende di elettricità.
Ci dirigiamo da "EL Triunfo" per una consulenza. Si rismonta per la terza volta la macchina, ma tutto si conclude in un tentativo vano. Nel frattempo, tra un discorso e l'altro, il titolare Carlo ci parla delle sue origini italiane, da parte della nonna pugliese, che nel dopo guerra, giunse sin qui con la sua famiglia e non perde l'occasione di invitarci a pranzo con il figlio Ariel ed il nipotino, preparandoci delle ottime "cotolette alla milanese". 
Decidono di aiutarci a trovare una soluzione e nel pomeriggio, con Ariel, andiamo alla ricerca di un tecnico elettrico. Giungiamo in un officina ma, come vede il sistema di riscaldamento è a 220 v, ci spiega che la sua competenza si ferma ai 12 / 24 volt. Ripartiamo alla ricerca di un'altra soluzione , ma, incredibile, non si trova un elettricista competente in materia in Rio Grande. Ad Ariel viene in mente di rivolgerci ad un suo cliente Mercedes, dove ricaricano i gruppi refrigeranti.
Rismontiamo la macchina con il tecnico Agnello, di origini siciliane, per la quarta volta e ci consiglia di provare a caricare il compressore. Di lì a poco torna Carlo con Rodriguez, il suo tecnico, con il materiale necessario per la ricarica. Dalla verifica risulta essere carico.  Mistero! Non se ne viene a capo!!!! E proprio in quel momento, che ad Ariel viene un dubbio. Controlla lo spinotto dei comandi e quello del termostato e intuisce che possano essere stati invertiti.  Ed è proprio così!!! 
Evviva!un ringraziamento alla famiglia Desimini.
Si riparte contenti verso Porvenir, per l'imbarco sullo Stretto di Magellano, direzione Punra Arenas.
Ad un bivio sulla costa, decidiamo di tagliare per l'interno e sperimentare il "cammino dei cercatori d'oro" che, sul passo a circa 550 metri, regala una vista panoramica sullo Stretto .
La strada è consigliata solo in estate! E ce ne rendiamo subito conto strada facendo: molti tratti in salita sono ghiacciati e man mano che si sale , si incontra la neve . Ma ne vale veramente la pena, perchè a poca distanza dal passo incontriamo la Laguna Cordon Baquedano completamente ghiacciata. Uno spettacolo! 
Scendendo dal passo , arriviamo a Porvenir e scorpiamo che il traghetto non partirà prima dell'indomani nel pomeriggio.
Approfittiamo per cenare con dell'ottimo salmone e reyes, in compagnia di  Iban e Jaime conosciuti nel locale.












Si fa tardi e decidiamo di andare a dormire nel parcheggio della piazza.
Ed è proprio qui che incontriamo Carlos con i suoi amici che insiste ad invitarci a casa sua.
Li seguiamo a poche quadre di distanza e trascorriamo con la numerosa famiglia e amici, le ultime ore.
Nel gruppo c'è anche un nativo di Chiloe, un huilliche , che ci parla della sua bellissima isola, alla quale è molto legato.
Veramente ospitali!!!



mercoledì 4 giugno 2014

Parco Lapataia

Decidiamo di chiodare le gomme a Narciso per rendere più sicura l'aderenza al terreno che , in questo periodo, e' per la maggior parte ghiacciato, in tutta la zona sud. Ci accorgiamo, che tutti qui in inverno adottano tale sistema .
120 chiodi per gomma e il Narci e' pronto per la prova in campo. 



Cosa c'e' di meglio che un tour al Parco Nazionale Tierra del Fuego dove la Ruta 3 termina la sua corsa dopo più di 3000 km e il confine con il Cile e' li' a due passi?
Pronti via!!! Che spettacolo: un paesaggio da cartolina, ai piedi della Cordigliera Andina candida. Tutto e' immobile sotto un velo di neve indurita dal gelo e i boschi di lengas e le torbiere affollano i sentieri che si inerpicano verso le lagune Verde e Negra completamente ghiacciate, accompagnati solo dalle "grida" dei "caracara".

E arrivati alla fine della ruta imbiancata da neve e gelo, si apre ai nostri occhi Bahia Lapataia blu cobalto , affollata dai suoi abitanti alati che non curanti del freddo sguazzano ai piedi di una cascatella. Poco distante , una castorera.




Il sole ci regala ancora per qualche ora il suo tepore, prima di rientrare , appagati , a Ushuaia.