sabato 9 aprile 2016

Santuario de la Mariposa Monarca

Giovedì 17 marzo partiamo alla volta del Santuario de la Mariposa Monarca. La strada è lunga e sappiamo che necessiteremo di alcuni giorni ancora prima di raggiungerlo. Attraversiamo terre estese e sconfinate, dove si incontrano villaggi apparentemente isolati dove la vita scorre calma ed appartata. Un dedalo di strade di campagna ci conduce a Xochimilco, distretto a sud della capitale. Sorto su sponde e isole lacustri ci si può addentrare tra i suoi canali a bordo di coloratissime imbarcazioni.

La vicina Città del Messico ci attende l'indomani. Come intrappolati in un labirinto di cemento, ne usciamo dopo quasi tre ore di ponti, cavalcavia, incroci, imbocchi interdetti e strade vietate, tutti occupati da un formicaio di veicoli.

Lasciato il caos, riprendiamo il cammino tra vasti altopiani e sinuose strade di montagna, sino ad imboccare la "carretera" che sale sino a El Rosario. La strada diventa lastricata, si restringe e s'insinua tra villaggi di casette in legno, sperduti tra i monti assolati. Gli uomini sollevano con lunghi pali le ampie tende sopra le bancarelle del mercato al passare millimetrico del Narci. Dopo le ultime curve, giungiamo al Santuario, dove pernotteremo.

Sabato 19 marzo, usciamo la mattina presto per entrare nel bosco. E' nuvolo e fa freddo, l'aria è rarefatta a più di 3000 metri, il sentiero tutto in salita.

 La settimana precedente una nevicata eccezionale ha mietuto migliaia di vittime tra le Maripose, queste incredibili farfalle che dal Canada percorrono 4500 km per raggiungere inspiegabilmente questi luoghi dove accoppiarsi, in un clima più mite.


Ripartiranno a fine marzo per il Canada solo le femmine per depositare le uova. I maschi, destinati a morire dopo alcuni giorni, resteranno nei boschi.

Giungiamo in cima e ai nostri piedi un tappeto di farfalle morte, alcune intorpidite dal freddo, rivestono il suolo. Decidiamo con la guida di andare oltre, addentrandoci nel bosco per sentieri non convenzionali per riuscire a vedere le farfalle superstiti.

Eccole: sono migliaia, aggrappate ai tronchi di alti pini, con le ali chiuse, addossate una all'altra, mimetizzate tra i legni. A gruppi, sono appese a rami pendenti, come foglie secche. Aspettano un raggio di sole che le riscaldi per tendere le ali, caricarsi di energia e librarsi in volo.

E così è: un pallido spiraglio di luce si intrufola tra i rami fitti, e come per magia, tutt'intorno iniziano a danzare nugoli di farfalle arancioni e nere.
Una favola nel bosco incantato!



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