martedì 19 aprile 2016

Bahia de los Angeles

Siamo ai primi di aprile ed ancora nell'affascinante penisola messicana. La strada come un zig zag solca montagne inabitate da est ad ovest ritornando a lambire il versante  sul Pacifico. Gli alti saguari ci accompagnano per tutto il tragitto.
 Qualche casa in legno spunta nel nulla a fianco di vecchi e sgangherati caravan. Raggiungiamo Guerrero Negro, cittadina nel deserto, sferzata dal vento. Poco più avanti, un cartello ci dà il benvenuto in Baja California, ossia nel nord della penisola. E la strada correrà per lunghi, interminabili chilometri, continua e diritta linea grigia indelebile su distese di terra sabbiosa, dove i cactus spariscono cedendo il posto a sporadici ciuffi spettinati dal vento.



 Arrivati al bivio ad un villaggio quasi fantasma illuminato dai caldi raggi del sole che cala, prendiamo a destra per Bahia de los Angeles, un'ampia baia sul Mar de Cortez, nuovamente sul versante orientale, punteggiata da numerose isole e isolotti.







 Il paesaggio si ripopola di saguari e di alti steli spinosi, ingentiliti da infiorescenze scarlatte all'apice. Compaiono strane piante dalle forme allungate, sinuose silhouette ricoperte di corti ramoscelli affogliati. Sono i "boojum tree" che si distinguono tra le molteplici varietà di piante grasse e succulente che ammantano i rilievi tutt'intorno a noi, arrossati dagli ultimi raggi di sole. 

                                             È buio quando arriviamo a Bahia de los Angeles. 


Cerchiamo la Posada di Mauro Rosini, amico in comune con Giorgio Ricci, anche lui romano che da più di vent'anni ha scelto di vivere in questo luogo sperduto, incontaminato, in apparenza aspro ed inospitale, affacciato ad una delle baie più scenografiche della penisola, collaborando con oceanografi, studiosi e documentaristi, insegnando nelle scuole, integrandosi con i locali ed aiutandoli con iniziative  stimolanti per la crescita del paese.
Saliamo per una pista ripida e sterrata, a ridosso di uno strapiombo, qualche curva ed arriviamo alla Posada, tipica costruzione messicana, dai muri spessi per l'isolamento termico, il tetto piatto e le colonne esterne in legno di cactus, sul cucuzzolo di un monte che alle spalle ha solo altri monti aridi e brulli, interamente costruita da Mauro, come la strada d'accesso. 

Difronte,  la baia degli Angeli, calma e rilassata che l'indomani, Mauro ci accompagna a visitare. La barca solca le acque quiete, le montagne aspre scendono a picco sul mare, sugli scogli,  colonie di cormorani e pellicani. Isolotti di sola nuda roccia sono ricoperti di guano degli uccelli che li popolano, colorandoli di bianco nel blu del mare. Le sule zampettano tra gli scogli e le aquile pescatrici nidificano nella sommità di uno spuntone roccioso. 

Cerchiamo, invano, i delfini che a migliaia popolano queste acque nel periodo delle sardine, come gli innocui squali balena, ormai emigrati lontano. Ma la fortuna ci assiste e inaspettatamente scorgiamo in lontananza delle grosse sagome scure emergere dalle acque piatte e placide della baia: due coppie di balene azzurre si corteggiano al largo. 

Le pinne dorsali ricurve emergono dall'acqua, gli spruzzi salgono alti in aria e il suono del loro respiro risuona sordo e profondo per tutta la baia silente, come una melodia cadenzata che ci accompagna lungamente e ci regala magnifiche emozioni.
Poco più in là,  un branco di festose foche gioca chiassoso e curioso attorno a noi.

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