Il 18 aprile lasciamo il Gran Canyon dopo 2 giorni vissuti appieno al suo interno. Usciamo dal lato est ed imbocchiamo la strada che attraverserà il vasto territorio Navajo, tra altopiani deserti e rocciosi a perdita d'occhio, solcati da canyon profondi.
Siamo nel Little Colorado, pareti verticali di roccia grigia che nascondono in basso il letto di un fiume in secca. Tra i cespugli si aggira guardinga una lucertola spinosa del deserto in cerca di un anfratto sicuro dove riscaldarsi. Procediamo il cammino e per chilometri corriamo soli attraverso queste lande desolate, piane, dove non si scorge alcuna forma di vita.
La strada taglia la vallata che si tinge di rosso per l'ossido di ferro e spuntano le prime conformazioni rocciose, alte e solitarie. È l'ora del tramonto, quando entriamo nella mitica Monument Valley: un esteso pianoro di origine fluviale, di terra rossastra su cui troneggiano, come protagoniste indiscusse, le torri scarlatte dalla sommità appiattita e alla base un accumulo di pietrisco e arena.
Come dei totem sacri sorvegliano la valle, tra anfiteatri rocciosi e monoliti a cui la fantasia attribuisce un volto. Sono testimonianze di milioni di anni di erosione e simboli mondiali del grande West.
Tutto si tinge di rosso e le ombre di questi colossi si allungano sulla valle infuocata.
Anche il giorno successivo è fantastico ammirarle alla luce diurna. La pista si snoda all'interno della valle che si tinge di verde per gli arbusti ed i cespugli rigogliosi in primavera. Risaltano imponenti guglie e pinnacoli, verticali rocciose e macigni scivolati al suolo.
Il sole riscalda l'aria secca del deserto. E più tardi, quando le luci si abbassano, si infiammano i meravigliosi monumenti della Natura, la' dove la terra incontra il cielo.