domenica 15 maggio 2016

Death Valley

E dopo un paio di giorni, dagli sfarzi di Las Vegas ci rituffiamo nella solitudine e silenzio dei territori sconfinati della desolata Death Valley.
 Nessun nome è più appropriato per questa valle depressa che si presenta ai nostri occhi come un paesaggio lunare, statico ed inanimato, il cui punto piu' basso , il Badwater, tocca gli 86 metri sotto il livello del mare, con cordoni di pallide dune rocciose ben visibili dallo Zabriskie Point, vecchie miniere di borace, laghi salati evaporati, crateri, canyon e deserti di sabbia.

 Percorriamo il nastro d'asfalto principale che la solca senza addentrarci nel parco per non infierire ulteriormente sugli ammortizzatori scarichi che il Narci ci ha già segnalato. L'aria è secca e la temperatura calda, 

nonostante siamo solo in primavera, la stagione dell'anno che ci permette, comunque, di ammirare la valle nel periodo migliore che smentisce la sua fama di morte e desolazione: qualche fiore colorato spunta tra le basse piante aggrappate al suolo secco e arido ed un  coyote solitario cammina su terre arse in cerca di cibo. 

E poi la strada sale su monti aspri e si domina la valle immensa, spettrale , sfumata di grigio delle rocce vulcaniche, di ruggine e di biancastro delle croste di bacini prosciugati.
Soffia il vento forte ed impetuoso e le nuvole non tardano ad arrivare.

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