domenica 8 maggio 2016

Bryce Canyon e Zion National Park

Martedì 26 aprile lasciamo Page non prima di aver dedicato un po' di tempo alle "faccende domestiche" di rito.
Attraversiamo ancora per poco vasti territori navajo popolati solo da bassi arbusti, cactus in fiore e qualche rapace che si libra in volo aiutato dalle correnti, sino ad arrivare al vertiginoso Navajo Bridge, sul Marble Canyon, un originale ponte in ferro costruito nel 1929 che, appeso alle pareti verticali della gola, sovrasta ad arco il Colorado River da un'altezza di 140 metri. A lato, un ponte gemello inaugurato nel 1995, costruito per meglio supportare il traffico di mezzi pesanti nella strategica via di comunicazione tra Arizona e Utah e come collegamento tra i due Stati in una zona altrimenti inaccessibile.

Continuiamo il cammino osservati in lontananza dalle nude rocce del Vermilion Cliffs,


 passando a fianco di bizzarri macigni in equilibrio su piedistalli rocciosi sotto ai quali qualche nativo ha azzardato una dimora. 


Più tardi, salendo di quota,  il paesaggio muta in verdi foreste di conifere, vallate e villaggi rurali. Giunti al Bryce Canyon entriamo nel parco approfittando delle ultime ore di luce rimaste e della tregua che il mal tempo ci ha concesso.
 E' un insolito paesaggio apparentemente inanimato in un anfiteatro naturale, dove spuntano migliaia di pinnacoli di arenaria che sfumano dall'arancio al cipria, erosi dalla forza violenta di venti, acqua e ghiacci nei millenni. 

Gli "hoodoos" , in continuo mutamento, ci appaiono fragili e vulnerabili, come un enorme castello di sabbia, che granello dopo granello, si sgretola ad ogni fenomeno atmosferico e naturale che lo coinvolge, come gli archi sorretti a stento da colonne di arenaria che, quando stanchi si abbandoneranno alla gravità, daranno vita a nuovi alfieri di un esercito di sabbia rosa.
Il giorno successivo scendiamo a valle, lasciandoci alle spalle le nuvole grigie messaggere di neve. Lungo la strada, rottami d'auto americane attirano la nostra attenzione. 

Il percorso verso Las Vegas ci porta inesorabilmente ad attraversare un altro affascinante parco, lo Zion , in cui la strada d'asfalto brunito solca territori montani tra dune giganti di roccia ocra plasmate dal lavoro costante e assiduo degli elementi, in cui canyon profondi scavati dal Virgin River e dai suoi affluenti si presentano in tutto il loro splendore, sino ad oltrepassare due tunnel angusti e scendere per una serpentina protetta da alti fronti rocciosi che, come pagine di un vecchio libro, svelano la storia geologica del sito.

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