sabato 7 maggio 2016

Antelope Canyon

La mattina di domenica 24 aprile saliamo sul fuoristrada che da Page ci condurrà al vicino sito Navajo,
 l'Antilope Canyon, una lunga spaccatura di arenaria modellata nel corso di milioni di anni dell'erosione di acqua e vento. Si suddivide in due tratti, uno superiore più corto e agevole ed uno inferiore scavato nel sottosuolo, più lungo e ristretto. Ci troviamo all'ingresso dell'Upper Antilope Canyon dopo una pista di pura sabbia dorata protetta da alte dune. Entriamo in una sorta di rispettoso silenzio e ci incamminiamo attraverso un passaggio alto e stretto di pareti di arenaria corallo in cui fatica ad entrare la luce. E lo spettacolo ha inizio: è un gioco di forme sinuose e morbide che danzano ed ondeggiano in un corridoio roccioso tra chiaroscuri naturali che procura la flebile luce che entra dalle fessure sopra le nostre teste.
 E i rossi si sfumano negli aragosta, gli arancioni degradano negli ocra e nei biondi e dove le ombre si estendono, i viola risaltano e i bruni campeggiano. E la forza dei venti e delle acque plasmano le rocce dando loro sagome di volti e di animali alati, regalando alla fantasia libero sfogo.
 Il sole è allo Zenit ed un raggio fende il canyon, illuminando con un fascio di luce circoscritto, un punto al suo interno. Il pulviscolo turbina nell'aria e i colori si accendono. 
E lo spettacolo prosegue anche il giorno successivo al Lower Antelope Canyon, che penetra nelle viscere, si estende tortuoso ed angusto , ma armonico nelle forme e nei colori che sfumano grazie alla luce che filtra dall'alto, assieme alla sabbia che cade sospinta dal vento. 


E noi piccoli, ci insinuiamo all'interno delle  pareti di arenaria che ci sfiorano ad ogni nostro passare e ci accolgono tra le loro spire armoniose ed innoque, forgiate                                                                                                                                   dalle mani sapienti di Madre Natura.


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