venerdì 18 luglio 2014

Miniera e dintorni

Mercoledi' 16 luglio finalmente ci attende una calda giornata di sole e ne approfittiamo per andare a vedere il Cerro de los 7 colores, 

poco distante da Uspallata.Lasciato l'asfalto , il ripio si addentra in una zona desertica circondata da rilievi rocciosi. Tutt'intorno, bassi cespugli che nascondono dei grossi "cardon" , piante grasse dalla forma cilindrica che a fatica si distinguono tra la vegetazione. Dopo diversi chilometri di polvere, si arriva alla curiosa conformazione rocciosa , chiamata Cerro de los 7 colores, proprio per le diverse tonalita' che la distinguono: dal rosa, al rosso, al giallo, al bianco, al beige. Non mancano sfumature di verde e marrone. Lasciamo  questa zona arida, ma affascinante e ci dirigiamo verso Mendoza, percorrendo la ruta 52.
Il paesaggio non cambia la sua natura aspra e deserta : distese polverose punteggiate da massi colorati e arbusti spinosi che, man mano che saliamo di quota, mutano in rilievi rocciosi tra i quali si snoda lo sterrato che ci condurra' alla Minas de Paramillos, una miniera costituita dai Gesuiti nel 1640 ed operativa sino al 1982. Decidiamo di visitarla nella forma piu' avventurosa, dotati di imbrago, elmetto e moschettoni. Accompagnati da Pablo, la guida, entriamo carponi da uno dei tanti ingressi, nel buio piu' totale.

 Accese le torce frontali, procediamo, seguendo con attenzione la storia della miniera, dalla cui galena, la pietra principale di questa montagna, si estraevano piombo e argento. Ci fa notare sulle pareti anche la presenza di quarzo e pirite. Attraversati degli stretti corridoi, si osservano sopra la nostra testa delle strutture di legno sospese in aria su cui i minatori lavoravano nella parte piu' alta per spaccare la roccia e riversarla poi in basso dove veniva raccolta e buttata, a sua volta attraverso dei cunicoli profondi , nei piani inferiori della miniera, sino a scendere al quarto piano, dove caricata nei vagoncini, veniva trasportata, per effetto della pendenza, sino all'esterno per fonderla ed estrarne, a differenti temperature, i due minerali.
Camminiamo, talvolta, assicurati al cavo d'acciaio per non rischiare di cadere nei "pozzi" ; scendiamo per scale appese verticalmente alle pareti, sino a calarci in corda doppia per un cono scavato nella roccia, della profondita' di 20 metri, per accedere al piano inferiore. Successivamente, una scala a chiocciola ci porta ancora piu' in basso, sino a raggiungere una riserva di acqua naturale, che per filtrazione, ha colmato un ramo della miniera di oltre 250 metri di lunghezza.
Si esce dal buio e dalle profondita' della terra al tramonto, dopo un appassionante ed interessante  avventura in miniera!
Ci ritiriamo per la notte, dopo aver attraversato la Cruz de Paramillos, il passo a 3200 mt, in un fazzoletto di terra, poco distante dalla R52, ignari di essere a pochi metri da El Balcon, una spaccatura naturale della roccia, con un salto di 80 metri. Impressionante!
La mattina dopo, ripartiamo , proseguendo per il ripio che sale e scende , a ridosso della montagna , con la compagnia costante dello strapiombo da un lato e il versante ricoperto di ciuffi e cactus, dall'altro. Gruppi di guanaco ci sorvegliano dall'alto. Difronte a noi, le sagome di montagne che sembrano rincorrersi sino alla vallata ancora lontanissima, che ci condurra'a Mendoza. 

Siamo nel bel mezzo della Reserva Natural Villavicencio. Piu' in basso, le Termas di Villavicencio, ora dismesse, dove veniva a rilassarsi la borghesia mendozina, negli anni '40.

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