venerdì 25 luglio 2014

Canyon Talampaya

Ci svegliamo sulla piazzetta di Guandacol, dove abbiamo pernottato la notte, c'e' il sole e il termometro segna -1.
Ci aspettano piu' di 150 km prima di entrare nel Parque Nacional Talampaya dove ci addentreremo nel canyon omonimo. 
Il paesaggio e' una distesa di arena rossa ricoperta da arbusti irti e contorti e cespugli di varie tonalita' di verde, tra i quali spiccano  originali "brea", alberelli dal tronco e  rami spinosi colorati di giallo acceso per effetto della fotosintesi che avviene attraverso la corteccia e non dalle foglie di cui ne sono privi in questa stagione.



                      Immobili come statue, spuntano tra la bassa vegetazione, maestosi saguari.
La valle e' solcata da numerosi alvei che reclamano acqua da molto tempo. Sullo sfondo, brulli rilievi rocciosi. 
Uno stormo di pappagalli ci saluta rumorosamente all'ingresso del Parco.

La maggior attrattiva e' il Canyon de Talampaya che visitiamo con un' escursione guidata a bordo di un minibus.
Si "cammina" sul letto asciutto del Rio Talampaya per piu'di 10 km prima di confrontarsi con un'imponente parete verticale di roccia sedimentaria rossa, ai cui piedi si possono decifrare incisioni rupestri di antichi abitanti del luogo. Continuiamo il percorso e siamo circondati da maestose facciate di oltre 150 metri che, plasmate dall'erosione dell'acqua e del vento, assumono le piu' svariate forme, da cui i nomi di cattedrale, canne d'organo, torre, totem, tartaruga, solo per citarne alcune. 

Ci osservano, mimetizzati tra la vegetazione, mare e guanachi e, sopra le nostre teste, volano altissimi i condor, custodi indisturbati di questo meraviglioso baluardo naturale.

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