Siamo nella Catamarca, una delle 23 provincie dell'Argentina, a nord ovest del Paese. Percorriamo la lunga Ruta 40 che attraversa paesaggi diversi man mano che si avanza: da bionde steppe aride a terre ricche di vigneti e olivi, da deserti a perdita d'occhio punteggiati di cespugli spinosi a montagne spigolose di roccia rossa tra cui si inerpicano stradine di terra battuta sino al villaggio vicino. Da una di queste, spunta a piedi un ragazzo che tutto solo, cuffie alle orecchie, se ne va senza fretta verso la strada maestra a circa 5 km, per incontrare un passaggio e giungere dalla sua amata a piu' di 40 km di distanza. Ci offriamo di accompagnarlo dato che va nella nostra stessa direzione. E' incredibile come il fattore "tempo" per questa gente sembra non esistere dato che e' gia' meta' pomeriggio e non si ha la minima idea a che ora si arrivi al paese, visto che si deve attraversare una zona di montagna con lavori in corso a strapiombo sul fiume e tratti di strada sterrata! Ma lui, come noi, sembra non aver fretta e ci fa da cicerone man mano che avanziamo. Giunti a destinazione, lo salutiamo e procediamo per la nostra strada, sino a Chilecito, dove attira la nostra attenzione, il "cable carril" , un sistema di cavi di acciaio creato nei primi '900 che, attraversando 12 stazioni, trasportava sospesi piu' di 600 vagoncini carichi di pietre, dalla miniera di Famatina a oltre 4000 mt s.l.m. sino al paese in basso a 1700 mt s.l.m., per la fusione e l'estrazione di oro, argento e piombo, tutto azionato da una motrice a vapore. Con soddisfazione, apprendiamo che gli italiani che vi lavoravano erano i piu' resistenti, rispetto ai locali, ai cileni e agli spagnoli.
Per la notte, ci fermiamo in uno dei tanti villaggi che incontriamo, piccoli centri abitati dalle basse case ordinate attorno ad una piazzetta, dove l'aria che si respira e' quella di una tranquilla vita bucolica, che infonde quiete e serenita'.
L'indomani partiamo e dopo pochi chilometri incrociamo lungo la soleggiata e interminabile ruta 40, Connor, un ragazzo irlandese in bici, che in solitaria, sta girando da otto mesi il Cile e ora l' Argentina , per risalire in Bolivia e Peru'. Ci spiega che e'stanco fisicamente e mentalmente e spera di raggiungere in fretta Salta per un po'di riposo. Li' lavorera' per 1 mese presso una finca e poi ripartira'. Carichiamo la bici sul tetto del Narci, non senza carrambolesche peripezie e proseguiamo il viaggio assieme, notte compresa, sino a Santa Maria dove riprendera' possesso delle sue due ruote, in compagnia del suo fedele amico, un teschio di capra dipinto di blu, montato sul manubrio della sua MTB.
Per la notte, ci fermiamo in uno dei tanti villaggi che incontriamo, piccoli centri abitati dalle basse case ordinate attorno ad una piazzetta, dove l'aria che si respira e' quella di una tranquilla vita bucolica, che infonde quiete e serenita'.
L'indomani partiamo e dopo pochi chilometri incrociamo lungo la soleggiata e interminabile ruta 40, Connor, un ragazzo irlandese in bici, che in solitaria, sta girando da otto mesi il Cile e ora l' Argentina , per risalire in Bolivia e Peru'. Ci spiega che e'stanco fisicamente e mentalmente e spera di raggiungere in fretta Salta per un po'di riposo. Li' lavorera' per 1 mese presso una finca e poi ripartira'. Carichiamo la bici sul tetto del Narci, non senza carrambolesche peripezie e proseguiamo il viaggio assieme, notte compresa, sino a Santa Maria dove riprendera' possesso delle sue due ruote, in compagnia del suo fedele amico, un teschio di capra dipinto di blu, montato sul manubrio della sua MTB.