La strada per la capitale boliviana è lunga. E' lampante il progresso del Paese e lo si nota dalla strada a due vie che stanno completando da Oruro a La Paz. Taglia a metà villaggi che sino a ieri conoscevano solo polvere e sassi da calpestare per raggiungere altri villaggi di case dai tetti di latta. Alcuni anziani, seduti a terra, guardano rassegnati il tempo che passa. I bimbi, raccolti a cerchio sull'asfalto di una strada interrotta, gridano incuriositi, al nostro passaggio.
Le nuvole scure e cariche di pioggia sovrastano il cielo sulla Cordigliera Andina all'orizzonte.
La Paz ci accoglie con il suo caos di sempre: macchine, camion, taxi, bus colorati che strombazzano per infilarsi nelle vie che portano al centro, ognuno con il proprio codice della strada. Anche noi ci adeguiamo allo stile locale e ci facciamo largo a suon di trombe. Percorriamo una strada contorta di montagna per raggiungere il camping Oberland e ci soffermiamo a visitare una straordinaria conformazione rocciosa di argilla grigiastra che per effetto della costante erosione naturale si è deteriorata e logorata a tal punto da originare picchi, solchi e colonne, come un gigantesco castello di sabbia che da secoli è habitat naturale di parecchie specie animali e vegetali: è la Valle de la Luna in cui ci addentriamo camminando per godere della magica suggestione di questo paesaggio dall'aspetto lunare.
Sabato, alloggiati al camping, ci dedichiamo al checkup di Narciso, che dopo chilometri di sterrati e piste impegnative, ci sembra doveroso. Constatiamo con soddisfazione che non ci sono particolari problemi; solamente il gruppo elettrogeno non produce energia e richiede la sostituzione del condensatore. Ma dove lo troviamo in Bolivia, a La Paz, nel week-end? Ci vuole "suerte"!
Domenica 17 agosto partiamo di buon ora per visitare la città, partendo dalla zona più in quota, detta El Alto. Siamo stupiti dalle migliorie apportate alla capitale: giardini, aiuole, ponti pedonali, viabilità moderna e non ultima, la teleferica, inaugurata qualche settimana fa che collega con rapidità gli abitanti della città bassa con El Alto. Decidiamo di provare la nuovissima opera ingegneristica e, subito, ci dobbiamo armare di pazienza perchè la fila per l'ingresso è interminabile.
Non ci scoraggiamo e quasi dopo un'ora, saliamo. La vista della città dall'alto nella sua totalità è impressionante, come è impressionante il numero di abitazioni di mattoni rossi che fodera i versanti delle montagne che circondano La Paz che, a sua volta, sorge all'interno della valle. In basso, spunta qualche grattacielo. In alto, solo case monocromatiche, fatiscenti, con tetti luccicanti di lamiera e terrazzi esposti al sole dove intrecci di fili sono appesantiti dai panni stesi ad asciugare. E' domenica e intuiamo sia giornata di bucato e di igiene personale: si scorgono donne che pestano abiti colorati in mastelli colmi di schiuma e uomini che si risciacquano i capelli nelle tinozze all'aria aperta. E' un brulicare di gente che si muove tra un labirinto di costruzioni sorte, chissà, per opera di quale piano regolatore, ma che resiste alle difficoltà del clima e del terreno impervio e così fragile, che sembra sgretolarsi ad ogni minima pressione, ma che a dispetto, resiste nel tempo.
Arriviamo a El Alto e subito siamo coinvolti nel mercato domenicale: colori, odori, sapori ci investono e rapiti, ci confondiamo nella folla. Si trova di tutto: arnesi, pezzi di ricambio d'auto e camion, bulloneria, viti, molle, rivetti, nastri, cinghie, autoradio e poi ancora, verdura e frutta coloratissime, abiti, tendaggi, coperte, venditori di rotoli sfusi di carta igienica, scarpe. E ambulanti che, dai loro carretti spinti a mano, scoprono pentoloni fumanti di carni annegate nel brodo, patate e riso. Pollo e pesce fritti che sfrigolano nell'olio bollente in teglie annerite. E poi ancora, donne che invitano ad assaggiare l'ottimo frullato vitaminico di frutta esotica e panna che preparano al momento. Seduti a terra, vecchi e bambini, consumano il pasto quotidiano. E in tutto questo marasma di suoni e colori, di arti e di mestieri, incontriamo il tanto agognato "condensatore" che, speriamo, ci permetta di far funzionare a dovere il gruppo elettrogeno. Scendiamo, contenti dell'acquisto, a La Paz, e ci perdiamo per le sue vie e i suoi quartieri. Palazzi coloniali abbandonati al degrado e al passar del tempo; mercatini colorati dove donne avvolte nei loro gonnelloni e grembiuli non più lindissimi, mettono in mostra le loro mercanzie; le bombette inclinate sui loro capi nerissimi, restano in bilico miracolosamente ad ogni loro movimento ed i volti segnati dalle pieghe profonde della pelle abbrustolita dal freddo e dal sole, rivelano tutte le difficoltà e gli stenti che ogni giorno combattono .
Numerosi feti di lama sono appesi all'ingresso di fantomatiche "farmacie" che espongono erbe medicinali, medicamenti e altri unguenti, capaci di guarire ogni malanno.
Alziamo lo sguardo al cielo ed è un groviglio di cavi elettrici che metterà a dura prova anche il miglior elettricista di zona.
Per terra, gli scarti dei mercati, che sfamano la multitudine di cani randagi che sguinzaglia per la città. Questa è La Paz!!!