venerdì 3 ottobre 2014

Porto Velho - Manaus - Amazonas


Martedi' 23 settembre alle prime luci dell'alba, siamo al porto di Guayaramerin in attesa di attraversare , con una balsa, il Rio Mamore' che, gettandosi nelle acque del Rio Beni,  originera' il Rio Madeira. Neanche 10 minuti e siamo nella sponda brasiliana, a Guajara' Mirim e si respira gia' l'aria festosa e rilassata del Brasile. Sbrigate le pratiche d'ingresso, con sorpresa scopriamo che dopo i Mondiali 2014 non c'e' l'obbligo di rilascio del permesso temporaneo di entrata del veicolo, partiamo alla volta di Porto Velho, percorrendo sotto un sole bollente, piu' di 200 km di strada dissestata, dove l'asfalto e' solo un ricordo e le buche, come crateri, costringono a continue gincane. A tratti, interotta dai lavori in corso, si trasforma in pista di argilla rossa, ai margini di foreste e prati, verdissimi.
Le nuvole scure si rincorrono nel cielo che ancora per poco restera' sereno: si alza il vento, la luce si abbassa, spariscono i colori. E' il preludio di un acquazzone tropicale che con forza scatena tutta la sua energia, tra lampi e tuoni, rovesci d'acqua che, come un muro, riducono la visibilita' e la velocita' . Ma  con la stessa rapidita' con cui e' arrivato, si congeda e lascia il posto al sole torrido e all'umidita' elevata che, ormai da settimane, non ci dan tregua.
Arrivati a Porto Velho, ci attende un caro amico, Wilson, un brasiliano conosciuto alcuni giorni prima in Bolivia. Grazie al suo aiuto e disponibilta', riusciremo, qualche giorno piu' tardi, a trovare la balsa che ci permettera' di raggiungere Manaus , navigando per 5 giorni sul Rio Madeira, le cui acque confluiranno, nell'ultimo tratto, nel Rio delle Amazzoni. La strada che collega le due citta' sappiamo essere impraticabile a causa dei molti ponti in legno rotti.
Narciso e' a prua della balsa "Mara Dalila" carica di zucchero confezionato, spinta a poppa da un rimorchiatore guidato dal capitano Paolo ed il suo equipaggio. Con noi, anche due cavalli che, riluttanti, salgono a bordo. Partiamo sabato 27 settembre verso le 05, 30 del mattino.
Le giornate scorrono lente, come il fluire della balsa sul rio appena increspato dal vento. Le sponde lussureggianti nascondono palafitte in legno. Sull'acqua, le case fluttuanti dei pescatori che calano le loro reti all'alba per ritirarle al tramonto. Alcuni raggiungono le numerose balse che navigano per vendere loro frutta o pesce.
Diversi locali dragano il fiume in cerca d'oro sulle loro curiose imbarcazioni a capanna.
Navighiamo giorno e notte senza sosta, evitando le secche che insidiano il fiume. Ad un tratto, balziamo in avanti, frenati dalla sabbia che arresta ogni corsa: la balsa, bloccata dal fondale troppo basso, verra' disincagliata da un'altra dal pescaggio minore, che con una serie di manovre, la riporta nelle acque piu' profonde.

E noi ci lasciamo coccolare dallo scandire lento del giorno che nasce e dal giorno che muore, accarezzati dalla brezza del rio che ci regala ristoratrici docce  all'aria aperta, cullati dal dondolio dell'amaca che ci accoglie per placide "sieste" , accompagnati da giocose apparizioni di delfini.
Con l'unico terribile incubo che scatta al crepuscolo e ci costringe ad una ritirata nel Narci per tutta  la notte, al riparo di efficaci zanzariere: i "mosquitos" .  Ma all'alba e' solo un fastidioso ricordo e si incomincia il nuovo giorno al ritmo quasi primordiale della Natura che ci circonda.

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