lunedì 15 settembre 2014

Nella selva di Rurrenabaque

Arriviamo il 9 settembre a Rurrenabaque, tappa d'obbligo per conoscere piu' da vicino la misteriosa "selva" che raggiungiamo l'11 dopo piu' di tre ore di navigazione su di un'imbarcazione in legno sul Rio Beni e che lasceremo dopo un'indimenticabile esperienza di quattro giorni e tre notti.











 Le  sue acque marroni si mescoleranno poi con quelle del Rio Hondo. Lambiscono coste argillose con alle spalle la fitta vegetazione del Parque Nacional Madidi in cui ci stiamo addentrando. Varie specie di uccelli acquatici ci accompagnano nel viaggio.


 Una nuvola scura minaccia pioggia che di li' a poco precipita intensa. Arriviamo a destino e subito siamo fagocitati dalla natura piu' selvaggia e incontaminata della selva. Alberi maestosi ci sovrastano e le loro chiome lanciate verso il cielo permettono solo a pochi raggi di sole di penetrare nel fitto della jungla. E' un groviglio di rami, di tronchi giganteschi, di palme , di radici che affiorano dal terreno ricoperto di foglie, di liane che pendono e si intrecciano ad altre che salgono,

 di fiori dalle forme e colori differenti. La guida Jose ci insegna a riconoscere le proprieta' medicinali di alcune piante, ad abbeverarci da una liana o da un fungo spugnoso ricco di liquidi, a trarre energia mangiando termiti dal sapore inaspettato di mentolo, a pescare piragna, ad ascoltare i rumori e i suoni che preannunciano la vicinanza di un animale: una scimmia salta da un ramo all'altro, un branco di maiali selvatici dal crine scuro e ispido scappa spaventato forse da un giaguaro. Camminiamo al suo interno per sentieri semi nascosti e talvolta Jose  si fa largo con il macete. Il caldo e l'umidita'  sono insopportabili e rendono pesante il dormire la notte. Ci avventuriamo in notturna nella selva in cui brillano le lucciole, assieme a miriadi di stelle. Gli occhi rossi degli alligatori ci osservano dalla laguna infestata dai piragna.

 Scorgiamo un piccolo giaguaro che si fa largo tra i cespugli. Sono attivi numerosissimi  insetti che brulicano intorno a noi indisturbati: ragni, tarantole, formiche di fuoco e la temutissima formica "24" , cosi' denominata per le ore di effetto del suo dolorosissimo morso e veleno, di cui anche  Andrea ne e ' vittima! Ci fa compagnia il canto acuto delle cicale e il rumore quasi meccanico delle ali di un uccello. E ad un tratto, tutto tace: la selva cala nel silenzio, nel buio piu' totale , immobile come se dormisse in attesa di risvegliarsi qualche ora piu' tardi con il gracchiare di stormi di pappagalli dal petto rosso che volano alti nel cielo.

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