domenica 14 febbraio 2016

Guatemala : Antigua Guatemala

Martedi 9 febbraio salutiamo El Salvador per entrare in Guatemala da un piccolo passo fronterizio, nascosto tra i monti che di lì a poco inizieremo a salire.

 Verde e lussureggiante la vegetazione che circonda la strada sinuosa e lunga che, curva dopo curva, giunge a lambire Città del Guatemala dall'alto. Nella valle tra tre vulcani si mostra in tutta la sua modernità e popolosità, ricca di grattacieli e costruzioni innovative. 

per poi ridiscendere a poco più di 1500 mt verso Antigua Guatemala, tranquilla cittadina dal sapore coloniale, dalle pittoresche vie lastricate 

dell'epoca, dove si incontrano suggestive rovine di chiese barocche, piazze attorniate da sontuosi colonnati, antiche "pile" dove ancora oggi le donne indigene si riuniscono per lavare i panni.






Non molto lontano, le sagome dell' Acatenango e del Volcan de Agua. Di fronte a noi, la suggestiva presenza del Volcan de Fuego che proprio all'imbrunire decide di sputare nubi di fumo grigio e rossa lava incandescente che lenta scende sui suoi fianchi, regalandoci uno spettacolo unico ed inaspettato.












Costante brontola la notte e l'indomani, un velo di cenere ricopre anche il Narci.



martedì 9 febbraio 2016

Honduras - El Salvador

Domenica 7 febbraio al mattino usciamo dal Nicaragua ed entriamo in Honduras, apprendendo che per effetto dell'accordo denominato SEA4 tra i due Paesi uniti a El Salvador e Guatemala, godiamo, come migranti, di 90 gg complessivi per transitare nei 4 Paesi.

 Ovviamente, siamo sempre condizionati dal permesso di entrata del veicolo e dai giorni concessi per lo stesso, che per  l'Honduras, nel nostro caso, sono solo 3, dato che per l'alta criminalità nel Paese , ci consigliano gli stessi locali, di passare molto rapidamente. E noi, tempo 3 ore, lo attraversiamo, percorrendo la strada più breve, da frontiera a frontiera, 
  tra brulli rilievi e terre aride e ventose, spiacenti di non potervi sostare piu' a lungo per ammirarne le sue bellezze. Così,  lo stesso giorno, entriamo in El Salvador, unico Paese che registra il nostro ingresso solo nel terminale senza alcun timbro di entrata, ne' di uscita poi,  sul passaporto. Siamo accolti da gente amabile e pacifica che ci saluta al nostro passare.

Prima del tramonto, dopo chilometri di saliscendi continui tra monti aspri e ingialliti da secchi arbusti, giungiamo ad un piccolo villaggio in riva al mare, Playas Las Tunas.

 Il mare ritiratosi per la marea bassa, lascia umida l'arena scura che riflette gli ultimi raggi di un sole infuocato.
Lunedì 8, riprendiamo la marcia diretti a San Vicente, per immergerci nelle piscine di un parco acquatico immerso nel verde, ai piedi del Vulcano omonimo.

Lasciata la cittadina, sorvegliata dall'originale Torre dell'Orologio che svetta bianchissima sulla piazza centrale, riprendiamo la strada verso il confine che varcheremo il giorno dopo, osservati da lontano da imponenti vulcani.

Nicaragua

Venerdì 5 febbraio decidiamo di lasciare l'Isla de Ometepe di buon mattino , tentando di prendere il traghetto anche senza la prenotazione. E per nostra fortuna e malasorte di un camionista che ha rotto il cambio, riusciamo ad occupare il suo posto ed imbarcarci.

Come del resto successe all'andata!
Giunti nel continente, prendiamo la strada che ci condurrà ad un'altra spiaggia sul Pacifico, una delle ultime prima di allontanarci dalla costa e salire nell'entroterra. Il vento forte, che mitiga l'aria calda delle ore di punta, solleva vortici di terra rossa che corrono impazziti da un campo all'altro.
Si alternano terre secche ed aride a campi coltivati ad ortaggi e pascoli di bestiame . Ci soffermiamo a Leon , colorata cittadina di epoca coloniale, in cui, al Museo de la Rivolucion, difronte alla cattedrale,  ci viene narrata la storia rivoluzionaria sandinista durante la quale molti giovani persero la vita a difesa della Patria e di un ideale.

 Lasciato il caos cittadino, ci dirigiamo nella più tranquilla Playa Las Penitas per rinfrescarci nelle acque del Pacifico.

I cavalloni nell'Oceano non impediscono a colorate barche di legno di uscire per la pesca al calar del sole. 

L'indomani riprendiamo la marcia verso il confine con l'Honduras, attraversando ancora terre secche e deserte, sullo sfondo rilievi rocciosi ed aspri, qualche villaggio ai bordi delle strade desolate e buste di plastica che turbinano ad ogni folata di vento.

sabato 6 febbraio 2016

Isla de Ometepe -Nicaragua

Martedì 2 febbraio, nelle prime ore del pomeriggio, varchiamo il confine del Nicaragua. C'è ancora qualche ora di luce per prendere il traghetto per l'Isla de Ometepe nel Lago Nicaragua, il più grande lago del Centramerica. Il vento è molto forte tanto da creare un moto ondoso importante nel lago,  rallentando la corsa del traghetto. 

 Attracchiamo che ormai è buio e l'isola si svelerà l'indomani in tutta la sua naturalezza e semplicità di vita domestica , i villaggi rustici ai bordi di piste polverose sulle sponde del lago, carretti trainati da buoi, uomini a cavallo, maiali infagati che attraversano la strada. Ma soprattutto, la presenza predominante dei due vulcani,
 Concepcion, ancora attivo, e Maderas, ormai spento, con un lago pluviale all'interno del suo cratere. 
In kayak, percorriamo un tratto di lago per addentrarci in un ramo di acqua dello stesso che si insinua tra le terre attigue, formando un rio calmo e poco profondo, habitat ideale per tartarughe che si asciugano al sole caldo del pomeriggio, 

per coccodrilli immobili mimetizzati tra i rami, garze tricolore, garze tigrate , garzoni azzurri e altri specie di uccelli che zampettano tra le piante acquatiche in cerca di cibo. 

Giovedì 4, noleggiata una moto, decidiamo di fare il periplo dell'isola, in gran parte sterrata. 
Ma prima, trekking alla cascata di San Ramon nascosta nella foresta, in cima ad una salita sconnessa e pietrosa. L'acqua fredda e cristallina, sebbene non troppo copiosa per la stagione secca, ci regala comunque un bagno ristoratore sotto il salto importante della cascata che precipita dall'alto di rocce nere vulcaniche.
E poi ancora, all'altra estremità dell'isola, l'Ojo de Agua, altra piscina naturale di acqua vulcanica, trasparente e tonificante, ed infine un bagno nelle fresche acque del lago a Punta Jesus Maria, sotto l'occhio vigile e austero del Vulcano Concepcion.





mercoledì 3 febbraio 2016

Verso i vulcani


Domenica 31 gennaio lasciamo la costa per raggiungere l'entroterra, salire un po' di quota per ammirare la zona vulcanica del Paese. Abbandonata la pista polverosa , il manto stradale si rifà liscio e scorrevole e sale dolcemente tra il verde che si fa sempre più intenso, l'aria si rinfresca e l'acqua nei torrenti abbonda. Costeggiamo il vasto lago Arenal, dalle acque azzurre increspate dal vento, al bordo del quale sorgono paesini colorati da piante fiorite. E dopo il periplo del lago, imponente e solitario ci appare il Vulcano Arenal, ancora attivo, la sommità avvolta da bianche nubi che stentano a dissolversi. 
Le sue acque calde scivolano copiose tra un rigoglioso giardino tropicale tra salti, pozze e dislivelli e non si può non immergersi.

L'indomani lasciamo il Vulcano Arenal sotto un cielo uggioso per addentrarci nei monti attigui. La pista si inerpica sino a valicare un monte ingrigito dalle nubi basse e cariche di pioggia. Si insinua nei boschi, sale vertiginosamente e giunge all'ingresso del Parque Nacional Volcan Tenorio.
 A piedi, proseguiamo per il sentiero fangoso e scivoloso che salendo, ci condurrà alla vista del Rio Celeste e della sua cascata, un fiume che nasce dall'incontro di altri due con le falde del Vulcano Tenorio e che per un effetto ottico  prodotto dalla dispersione della luce dovuta dalla forte concentrazione di silicio di alluminio al suo interno, assume una colorazione turchese , quasi innaturale.

 In questa atmosfra fiabesca, in un silenzio ovattato del bosco, tra pontili sospesi e sbuffi nelle acque solfuree,  lasciamo anche questo posto incantato e procediamo per l'antica strada d'accesso al vulcano Tenorio, tra i sassi di una pista sconnessa, attraversando malconci ponti di legno, su e giù per i monti dorati dal sole che volge al tramonto. 

Anche il Roncon de la Vieja si mostra in tutta la sua possenza.
Giungiamo a Birmania, un villaggio rurale, sulle sponde di un fiume d'origine vulcanica. E' un'oasi di verde, di fiori tropicali, di pace dove e' facile addormentarsi sereni sotto un cielo carico di stelle.

lunedì 1 febbraio 2016

Salutiamo Panama: vamos en Costa Rica!


Martedi 19 gennaio lasciamo la capitale di buon' ora per avvicinarsi al confine. Prima però, " pit stop" all'officina di Jesus, venezuelano che da qualche anno con la sua famiglia vive a Panama City e che gentilissimo ha offerto ad Andrea di poter effettuare il cambio olio e filtri al Narci presso la sua officina a La Chorrera.

Narciso, come nuovo, riparte il giorno seguente verso la frontiera che ancora lontana, raggiungeremo tra un paio di giorni, con soste e pernottamenti lungo le coste sabbiose.
Venerdì 22 gennaio, nel pomeriggio, salutiamo anche Panama ed entriamo in Costa Rica che ci accoglie rigogliosa e soleggiata. La strada serpeggia tra verdi palmeti e fitte foreste tropicali, su e giù per i rilievi, sino a lambire il mare agitato da onde spumeggianti. I corsi

d'acqua dolce ci regalano pause rinfrescanti durante i lunghi tragitti assolati, anche se non sottovalutiamo la possibile presenza di coccodrilli nelle vicinanze!

Traghettiamo da Puntarenas a Paquera nella penisola di Nicoya, sul Pacifico e subito le coste si fanno più alte e frastagliate, il mare si sfuma d'azzurro e la vegetazione si infittisce. E' un susseguirsi di spiagge lungo la pista interminabile che per qualche giorno percorriamo tra il fitto degli alberi, su e giù per sentieri polverosi, sassosi e sconnessi e sono le stesse spiagge ad accoglierci durante le notti che verranno.


 Le urla inquietanti di un gruppo di scimmie ci annunciano che è l'ora del risveglio. Fulvi scoiattoli si arrampicano sugli alberi in cerca di cibo, mentre grosse iguane si scaldano al sole mimetizzate tra le ramaglie.

Riprendiamo il cammino per la pista polverosa che prosegue per un tratto sulla sabbia ancora umida per il mare da poche ore ritiratosi, e ancora scivola tra i boschi, guada qualche rio non troppo in piena e risbuca tra villaggi e pascoli. 


Giungiamo il 30 gennaio a Playa Carrillo, accolti da un cielo infuocato a sugellare l'inevitabile epilogo al nostro viaggio in compagnia di Mado e Jeanpaul, che il destino ha voluto incontrassimo per la seconda volta in Venezuela, la prima fugace in Bolivia nel 2014; una coppia straordinaria di francesi che da 9 anni sono sulle strade di Africa e di America con la loro Bougeotte e che per più di due mesi hanno

condiviso con noi parte del viaggio, addolcendoci le giornate con le loro confetture di mango, con gli yogourt naturali preparati in "casa", con le pizze, i manicaretti di Mado e gli originali "bijoux" da lei realizzati. Grandi viaggiatori e grandi compagni di viaggio che tanto ci hanno dato con la loro saggezza, volontà, forza e simpatia. Pura Vida y Buena Ruta!







domenica 17 gennaio 2016

Da San Blas a Panama'


Senza piu' dimora rodante, decidiamo di raggiungere lo stato di Panama in barca a vela, visitando alcune delle oltre 300 isole dell'arcipelago di San Blas.

Cosi a bordo del "Rendezvous" del capitan Fabio , mercoledi 6 gennaio nella notte, salpiamo l'ancora dal porto di Cartagena e salutiamo definitivamente la Colombia e con essa, anche l'America del Sud.
Sono due giorni di traversata con un mare poco clemente, mosso dagli Alisei che in questo periodo soffiano generosi. La barca rolla incessantemente, ma il vento e le onde a favore ci permettono di raggiungere la prima isola in anticipo. Il mare si rilassa, le onde si placano e la baia riparata dalla barriera corallina ci invita a scivolare nelle calde acque turchesi e trasparenti per raggiungere a nuoto la spiaggia bianca ombreggiata da un fitto palmeto.

È solo l'inizio di una bella esperienza alla scoperta di isolotti incontaminati dove ataviche famiglie indigene, i Cuna, vivono e sopravvivono con la vendita del pesce e dell'artigianato locali.
Il mare e i suoi abitanti ci accolgono calmi e placidi e noi ci lasciamo coccolare dalle acque cristalline che lambiscono isole bianchissime colorate da verdi palme da cocco.

Colorati sono anche i coralli e i pesci che nuotano poco più sotto ai nostri corpi; una manta nera punteggiata di bianco vola a pelo dell'acqua; una razza fluttua  davanti a noi e scompare tra i fondali; grosse conchiglie sepolte nella sabbia ed enormi stelle marine arancioni affollano il bagnasciuga.
Una tartaruga gigante fa capolino dall'acqua per salutare la nostra partenza.
Il sole si defila e la notte tempestata di stelle ci invita a scivolare nel sonno, cullati dal dondolio della  barca.

Martedì 12 gennaio giungiamo a Portobelo, nello stato di Panama,  e subito partiamo con un taxi alla volta di Colon, e più precisamente al porto di Manzanillo dove ci sta aspettando da qualche giorno, ancora imbrigliato tra morsi e catene, Narciso.
Le pratiche per lo sdoganamento sono molteplici ed estenuanti e non basta un giorno per espletarle. L'indomani , infatti, sarà giornata utile per ritirare il Narci che solo nel pomeriggio riusciremo a " liberare " .

Ancora qualche giorno a Colon, tappa d'obbligo il Canale di Panama in espansione grazie alla costruzione della terza chiusa,  e poi via per Panama City, a visitare la capitale, che affaccia sul Pacifico i suoi grattacieli di vetro, dalle forme piu bizzarre. Casco Viejo, la vecchia cittadina tra le mura, si accosta perfettamente alle linee moderne e innovative della city.

Meno piacevole l'accoglienza ricevuta dalle forze dell'ordine della capitale e non solo, che forti della divisa che indossano, abusano del loro potere nei confronti dei turisti di passaggio nel loro Paese.