lunedì 11 agosto 2014

Altopiani boliviani

E' arrivato il momento di lasciare anche il Cile, questa slpendida lingua di terra che concentra in se' una moltitudine di paesaggi e colori, e decidiamo di farlo la mattina dell'8 agosto da San Pedro de Atacama. Il cielo e' coperto e le nuvole minacciose sono un cattivo presagio: la dogana per la Bolivia e' chiusa, come quella per l'Argentina, in quanto i passi per raggiungerle sono innevati! Le notizie frammentarie e confuse non ci permettono di capire se il nostro ingresso in Bolivia averra' a breve, tra qualche ora o peggio tra qualche giorno! Inizia l'estenuante attesa, tutti i veicoli in colonna, bloccati dalla polizia cilena che, dopo 5 lunghe ore, lascia passare solo chi, come noi, deve entrare in Bolivia. Alla frontiera boliviana scopriamo, con amarezza, che non c'e' traccia di neve , anche se il tempo non promette niente di buono, e che saremmo potuti partire subito la mattina! La buona notizia, invece, e' che anche il Narci fa dogana presso Migracion Bolivia come noi passeggeri e non  piu' al passo Apacheta a piu' di 5000 mt s.l.m. come una volta!
Varcato il confine, entriamo nella Reserva National de Fauna Andina Eduardo Avaroa, sugli altopiani boliviani, che comprende, tra le altre meraviglie, anche il desierto de Salvador Dali'.
Il cielo e' cupo quando arriviamo alla laguna Blanca, semigelata, e la laguna Verde dalle acque smeraldo. Avanziamo senza tregua tra pietre e sabbia perche' le ore di luce rimaste sono veramente poche. Siamo diretti alle termas Polques, vicine alla laguna Chalviri, dove sosteremo la notte ad una altitudine di più di 4400mt. Il vento inizia ad alzarsi forte e gelido, il cielo e' sempre piu' scuro e la luna scompare tra le nubi cariche di neve. Arriviamo con il buio, dopo piste di arena rossa che solcano deserti sabbiosi circondati da monti e vulcani. La mattina, ci alziamo all'alba per un bel bagno ristoratore nella pozza d'acqua termale in riva alla laguna e, sorpresa,  il paesaggio che ci circonda e' immacolato dalla neve scesa nella notte.

 I raggi mattutini stentano a bucare l'opaco che sovrasta gli altopiani innevati e si fatica a distinguere la terra dal cielo. Camminiamo in un deserto imbiancato dove anche le piste non si intravedono piu' se non grazie all'ausilio del gps a bordo del Narci. E finalmente, giungiamo alla Laguna Colorada di un intenso rosa corallo che risalta in tutto il suo splendore tra il candore della neve e le sue rive di crosta di sale. Centinaia di fenicotteri rosa zampettano nelle sue acque, eleganti e bellissimi.

 Ci allontaniamo: la neve si dirada ed il sole fa capolino tra le nuvole, regalandoci la vista degli altopiani e della loro cornice montuosa, cosi' come ce li ricordavamo. Spiccano i toni dorati della stipa sulla sabbia rossa ed i pendii verde bosco e tabacco, sono spruzzati di neve solo sulle cime.



 Alcune rocce dalle forme bizzarre preannunciano la vicinanza 

dell'Albore de Piedra che per millenni resiste alle sferzate del vento: una roccia vulcanica dalla forma d'albero con la chioma sorretta dal tronco sempre piu' assottigliato.
Proseguiamo e le nuvole scure ci rincorrono lontane. La luce calda del sole che si prepara a calare riscalda i colori. Avanziamo lentamente sul terreno sconnesso e ricco di tulle ondule ela pista che seguiamo da ora costeggia diverse lagune salate,che per la loro composizione, sfumano nei toni del giallo celeste e rosato. Ed eccola, sul finale, la vasta laguna Hedionda, baciata dal sole del tardo pomeriggio,con le sue acque cristalline orlate da sale che affiora sul fango e ciuffi dorati che si piegano al vento.Spiccano sulla superficie cangiante numerose colonie di "Flamencos" rosa che banchettano indisturbati.
Leggiadri si alzano in volo spiegando le loro grandi ali nere e si posano sul fondo melmoso con le lunghe zampe filiformi compiendo piccoli passi di danza, come ballerine in tutu rosa.
Altri, terminata la cena, si dedicano alla toilettatura.
E' qui, all'Hostel El Flamenco, che conosciamo Frederic e Michel, due francesi che, zaino in spalla, si accingono ad attraversare gli altopiani a piedi. Hanno appena concluso la traversata in tre giorni del Salar de Uyuni. Rimaniamo esterefatti di tanta forza e comprendiamo che non c'e' limite alla volontà dell'uomo.

Trascorriamo la serata in loro compagnia e la mattina dopo, il 10 agosto, scattiamo alcune foto ricordo con loro e con il dueno della struttura che ci invita a Tunupa, all'uscita del Salar de Uyuni, al suo originale Hotel di sale.
Salutati i ragazzi, partiamo anche noi, diretti ad Uyuni, attraversando l'ultimo tratto della riserva, incontrando lagune, piste inerpicate sui monti, cosparse di pietre e sabbia finissima come borotalco.



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