lunedì 5 settembre 2016

Un lungo trasferimento

Martedì 9 agosto, rientrati in Canada, ci accingiamo a percorrere la strada che dalla regione dello Yukon scenderà per le Rocky Mountains sino in Columbia Britannica. 
La zona è verdissima e ricca di foreste che si riflettono su laghi turchesi, alimentati da numerosi fiumi e non mancano sorgenti di acqua bollente sotterranea che confluiscono in corsi d'acqua fredda, creando piscine naturali in cui rilassarsi ad una temperatura che varia dai 42ºC ai 52ºC , immersi nello scenario della tipica foresta boreale, dove non è difficile incontrare orsi bruni che ti scrutano tra i cespugli o alci che si cibano di alghe nelle "muskeg", stagni d'acqua tiepida, celati da fitti cannetti, attraversabili grazie a lunghe passerelle di legno.

 Siamo a Liard River Hot Spring dove, l'indomani, ci tratterremo qualche ora prima di rimetterci in marcia per affrontare le migliaia di chilometri che ci attenderanno nei giorni a seguire. 
Riprendiamo il cammino, attenti a schivare un branco di bisonti che lenti attraversano la strada o si distendono sul ciglio a riposare.

 Anche alcuni orsi bruni non sfuggono alla nostra vista seppur celati dall'erba alta, cosparsa di fiori. Sappiamo essere forse gli ultimi esemplari che vedremo dal momento che ci allontaneremo da queste regioni montane, rivestite di boschi e foreste, ed entreremo nelle regioni dell'Alberta, Saskatchewan e Manitoba, territori vastissimi pressoché pianeggianti, in cui le verdi praterie si alternano a campi coltivati a cereali, che si distendono per  ettari ed ettari, senza soluzione di continuità.

 E le rotaie corrono parallele all'asfalto, lambendo le colture, per permettere agli interminabili treni di raccogliere i cereali direttamente dai grandi silos lungo i binari. Disseminati tra le spighe d'oro, spuntano numerosi cilindri color pece che al loro interno raccolgono ben altro tipo di "oro" estratto dal costante e ritmato lavoro delle pompe che, nel controluce al tramonto,  appaiono come grossi trampolieri che affondano il loro becco adunco nel fondo di un bacino.

La strada sembra non finire mai e prosegue retta a tagliare territori monocromatici e monotematici. L'aria è calda ed il cielo terso ed il ronzio delle ruote che girano costanti sull'asfalto è quasi ipnotico. Viaggiamo per giorni nella calma piatta di questi territori così estesi da non vederne la fine, respirando l'odore di grano e d'erba medica, di stalle in cui faranno ritorno le mandrie al pascolo e di fieno raccolto in balle circolari sparse sui campi già mietuti.

In lontananza, si alzano talvolta nugoli di polvere sollevati dalle metitrebbie al lavoro, che al calar della sera faranno rientro alle loro fattorie di campagna.

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