sabato 12 marzo 2016

Chichen Itza'

                           Martedì 1 marzo entriamo nella gloriosa citta'  Maya di Chichen Itza'. 
 E subito ci appare il maestoso Tempio di Kukulkan, l'imponente piramide con le sue scalinate ai quattro lati lanciate verso il cielo, composte ciascuna da 91 gradoni più uno che conduce al tempio superiore, dando come somma 365, come i giorni dell'anno. 

All'ingresso alla base nord una coppia di gigantesche teste di serpenti piumati. Sembra essere al centro del sito, dichiarato dall'Unesco nel 1988 Patrimonio dell'Umanità e una delle 7 meraviglie del Mondo. Accanto, il Tempio dei Guerrieri, vicino alla Piazza delle Mille Colonne . E più in là, 

 El Caracol, così denominato per la scala a spirale all'interno della torre che fungeva da osservatorio. Camminando per i sentieri soleggiati, ci avviciniamo al Complesso delle Monache e alla Chiesa, finemente decorati.




 Le iguane catturano il calore del sole mimetizzandosi tra le antiche pietre dei palazzi maya.

Attraversiamo "el Juego de pelota" tra le due mura parallele nel cui centro si incontrano due anelli in pietra.

 E in fondo al cammino, il Cenote Sacro, il punto in cui i sacerdoti praticavano riti religiosi e sacrifici umani, come offerte a Dio.

E lo spettacolo di questo sito continua anche la notte: quando tutto è avvolto dal buio più totale, giochi di luci tingono la piramide di Kukulkan e la musica risuona per tutta la città Maya. Il sonoro ne illustra la sua storia, proiettando le immagini simboliche sul tempio . E l'atmosfera è pregna di magia come la civiltà lontana!

Entriamo in Messico

Sabato 20 febbraio entriamo in Messico. Strade ampie, sole accecante e nuvole bizzarre nel cielo azzurro. Siamo nella penisola dello Yucatan. 

Giungiamo a Bacalar, piccola cittadina difesa dall'antico Forte di San Felipe che i coloni spagnoli eressero per proteggerla dall'assalto dei pirati, bagnata da una laguna d'acqua dolce, denominata dai Maya, "dei sette colori" . 

E non è difficile comprenderne il motivo: tutti i toni dell'azzurro sino a sfumare al bianco dato dalla sabbia finissima del fondale, acqua trasparente che rivela circolari estromatolitos, piattaforme pietrificate di origine sedimentaria generate dall'attività di microrganismi e particolari alghe, fonti di enormi quantità di ossigeno. 

Sale piena la luna nel cielo e la notte si illumina di stelle.

I giorni a venire, proseguiamo il cammino verso spiagge bianche e mare azzurro, all'ombra del faro di Mahahual, o delle rovine di Tulum, 

nuotando assieme a grosse tartarughe che sembrano volare nelle acque cristalline di Akumal, l'affollata Playa del Carmen e più in là, 


                                    attorno al fuoco nella notte ventosa in riva al mare agitato. 

Strada facendo, non possiamo non visitare solo alcuni delle migliaia di cenote presenti nel Paese. Fenomeni naturali carsici, rocce di origine calcarea in cui filtrano nel corso dei millenni continue precipitazioni, formando grotte e cunicoli sotterranei riempiti di acqua piovana o di risorgiva, finché il tetto indebolito non crolla,  formando un cenote.
 E quando il crollo e' parziale, solo il fascio di luce che penetra dall'alto può rischiarare la piscina naturale all'interno della Terra, tra stalattiti che pendono dall'alto e stalagmiti che si scorgono nel profondo, tanto son limpide e trasparenti le acque dolci del cenote. E così,  il Gran Cenote semi scoperto,  Dos Ojos, due cenoti uno accanto all'altro, dai percorsi subacquei intricati , Xkeken e Samula, fantastici e illuminati dall'unico raggio di sole che riesce ad entrare dal foro sul tetto e colorare di riflessi turchesi e cangianti le sue acque cristalline, giochi di stalattiti che come in una cattedrale gotica, adornano la grotta.