martedì 29 luglio 2014

Lungo la Catamarca

 
Siamo nella Catamarca, una delle 23 provincie dell'Argentina, a nord ovest del Paese. Percorriamo la lunga Ruta 40 che attraversa paesaggi diversi man mano che si avanza: da bionde steppe aride a terre ricche di vigneti e olivi, da deserti a perdita d'occhio punteggiati di cespugli spinosi a montagne spigolose di roccia rossa tra cui si inerpicano stradine di terra battuta sino al villaggio vicino. Da una di queste, spunta a piedi un ragazzo che tutto solo, cuffie alle orecchie, se ne va senza fretta verso la strada maestra a circa 5 km, per incontrare un passaggio e giungere dalla sua amata a piu' di 40 km di distanza. Ci offriamo di accompagnarlo dato che va nella nostra stessa direzione. E' incredibile come il fattore "tempo" per questa gente sembra non esistere dato che e' gia' meta' pomeriggio e non si ha la minima idea a che ora si arrivi al paese, visto che si deve attraversare una zona di montagna con lavori in corso a strapiombo sul fiume e tratti di strada sterrata! Ma lui, come noi, sembra non aver fretta e ci fa da cicerone man mano che avanziamo. Giunti a destinazione, lo salutiamo e procediamo per la nostra strada, sino a Chilecito, dove attira la nostra attenzione, il "cable carril" , un sistema di cavi di acciaio creato nei primi '900 che, attraversando 12 stazioni, trasportava sospesi piu' di 600 vagoncini carichi di pietre, dalla miniera di Famatina a oltre 4000 mt s.l.m. sino al paese in basso a 1700 mt s.l.m., per la fusione e l'estrazione di oro, argento e piombo, tutto azionato da una motrice a vapore. Con soddisfazione, apprendiamo che gli italiani che vi lavoravano erano i piu' resistenti, rispetto ai locali, ai cileni e agli spagnoli.

Per la notte, ci fermiamo in uno dei tanti villaggi che incontriamo, piccoli centri abitati dalle basse case ordinate attorno ad una piazzetta, dove l'aria che si respira e' quella di una tranquilla vita bucolica, che infonde quiete e serenita'.
L'indomani partiamo  e dopo pochi chilometri incrociamo lungo la soleggiata e interminabile ruta 40, Connor, un ragazzo irlandese in bici, che in solitaria, sta girando da otto mesi il Cile e ora l' Argentina , per risalire in Bolivia e Peru'. Ci spiega che e'stanco fisicamente e mentalmente e spera di raggiungere in fretta Salta per un po'di riposo. Li' lavorera' per 1 mese presso una finca e poi ripartira'. Carichiamo la bici sul tetto del Narci, non senza carrambolesche peripezie e proseguiamo il viaggio assieme, notte compresa, sino a Santa Maria dove riprendera' possesso delle sue due ruote, in compagnia del suo fedele amico, un teschio di capra dipinto di blu, montato sul manubrio della sua MTB.
 

sabato 26 luglio 2014

Parque Ischigualasto Valle della Luna

Dopo il Canyon Talampaya, da non perdere il vicino Parque Provincial Ischigualasto, una formazione geologica risalente al Triassico, definita non a caso "Valle della Luna", verso il quale ci dirigiamo in serata, per visitarla l'indomani.
L'area protetta, viene dichiarata nel 2000 dall'Unesco Patrimonio dell'Umanita'
Viaggiamo su una pista di sabbia, in mezzo a conformazioni rocciose di terra ocra, con le sommita' costellate da cavita' dovute dall'erosione di acqua e vento, poggiate su basi piu' strette di precaria roccia sedimentaria. Su alcune rocce si distinguono piccole felci fossili, a testimonianza del fatto che questa zona un tempo era terra fertile. Numerosi anche, i ritrovamenti di fossili di dinosauro.

Ora, siamo circondati da un paesaggio statico e inospitale, dove solo cespugli spinosi e piccoli cactus riescono a sopravvivere, quando le temperature d'estate salgono oltre i 50ºC e d'inverno precipitano a 10º sotto lo zero. Proseguiamo il cammino, addentrandoci in un deserto roccioso sempre piu' arido e aspro, dove sparisce la vista anche del piu' secco degli arbusti e si osservano sedimenti dalle forme piu' insolite, plasmati dal vento e dall'acqua che, sottoforma di pioggia o neve, cade di rado.  Piu' in basso, una vasta depressione sulla quale emergono rilievi rocciosi dai toni chiari e dalle forme morbide. 

E ancora, proseguendo, pinnacoli di arenaria che sorreggono in capo dei grossi blocchi sedimentari, rocce dalle sagome bizzarre,  concrezioni scure emerse dalla sabbia, curiosamente di forma sferica, totem di pietra che si ergono a fianco di alti cactus, colonne rocciose che si stagliano verso il cielo, cosi' austere , ma al tempo stesso cosi' fragili per la loro natura. 

E' lo scenario dell'incantevole "Valle della Luna" , un appellativo che calza perfettamente al paesaggio che ci circonda.  Nell'uscire, gli ultimi raggi del sole infiammano le alti pareti di roccia sedimentaria che delimitano naturalmente il Parco. Ed e' un tripudio di rosso!

venerdì 25 luglio 2014

Canyon Talampaya

Ci svegliamo sulla piazzetta di Guandacol, dove abbiamo pernottato la notte, c'e' il sole e il termometro segna -1.
Ci aspettano piu' di 150 km prima di entrare nel Parque Nacional Talampaya dove ci addentreremo nel canyon omonimo. 
Il paesaggio e' una distesa di arena rossa ricoperta da arbusti irti e contorti e cespugli di varie tonalita' di verde, tra i quali spiccano  originali "brea", alberelli dal tronco e  rami spinosi colorati di giallo acceso per effetto della fotosintesi che avviene attraverso la corteccia e non dalle foglie di cui ne sono privi in questa stagione.



                      Immobili come statue, spuntano tra la bassa vegetazione, maestosi saguari.
La valle e' solcata da numerosi alvei che reclamano acqua da molto tempo. Sullo sfondo, brulli rilievi rocciosi. 
Uno stormo di pappagalli ci saluta rumorosamente all'ingresso del Parco.

La maggior attrattiva e' il Canyon de Talampaya che visitiamo con un' escursione guidata a bordo di un minibus.
Si "cammina" sul letto asciutto del Rio Talampaya per piu'di 10 km prima di confrontarsi con un'imponente parete verticale di roccia sedimentaria rossa, ai cui piedi si possono decifrare incisioni rupestri di antichi abitanti del luogo. Continuiamo il percorso e siamo circondati da maestose facciate di oltre 150 metri che, plasmate dall'erosione dell'acqua e del vento, assumono le piu' svariate forme, da cui i nomi di cattedrale, canne d'organo, torre, totem, tartaruga, solo per citarne alcune. 

Ci osservano, mimetizzati tra la vegetazione, mare e guanachi e, sopra le nostre teste, volano altissimi i condor, custodi indisturbati di questo meraviglioso baluardo naturale.

giovedì 24 luglio 2014

San Juan e dintorni

Mercoledi' 23 percorriamo la ruta 40, interminabile lingua di asfalto che si srotola su di una valle deserta, per dirigerci a San Juan, altra capitale del vino, e citta' natale del poeta Sarmiento.
La citta', infatti, e' anticipata dalla Ruta del Vino, una zona che da arida si trasforma in terreni coltivati a vigneto.

Oltrepassiamo la citta' diretti a Zonda, compiendo un giro ad anello che permette di costeggiare l'ampio lago artificiale  a circa 800 mt s.l.m. sorto per sbarramento del fiume San Juan, con l'imponente diga sulla Quebrada de Ullum. Tutt'intorno, solo conformazioni rocciose ocra e scarsissima vegetazione.

Scendiamo di quota, il paesaggio non muta il suo aspetto desertico e brullo, sino a che non ci avviciniamo alla Precordigliera.
Vigneti a destra e a manca, ettari di ulivi e viali di platani ed eucalipti all'ingresso dei paesi.
Arrivati a Zonda, non possiamo non visitare una "bodega" locale e ci viene consigliata la pluripremiata "Summus - Finca Sierra Azules".
Percorso un tratto di sterrato in mezzo ai filari, arriviamo alla finca con annessa la bodega, in una corte ben curata, incorniciata dalle catene montuose, dove si distingue, per il colore piu' chiaro delle sue rocce, il Cerro Blanco.

Inevitabile la degustazione dei vini della loro produzione che, come ci spiega Gustavo, e' modesta nella quantita' per eccellere in qualita'. Ci complimentiamo con il "dueno", medico di professione e viticoltore per passione, che ci invita ad una "picada" in compagnia, tra una chiacchera e l'altra.
La mattina del 24, una calda giornata di sole, attraversiamo il paese dalle basse case costruite con mattoni di fango e tetti di legno e cannicciato, colorate da piante ancora fiorite. Strada facendo, casualmente incontriamo il sig.Barro, colui che la sera prima ci ha suggerito la visita alla bodega "Sierra Azules" e,  tra una parola e l'altra, ci invita alla sua "Radio Impacto" , l'emittente locale di musica e news. Inaspettatamente, ci troviamo seduti davanti al microfono, in diretta, a parlare del nostro viaggio, tra una domanda e l'altra del conduttore.

Una nuova e divertentissima esperienza!
Ripartiamo, un po'piu' famosi salutati dai passanti per strada, diretti alla Valle de la Luna. La ruta 40 solca un territorio sconfinato e deserto, che ospita, oltre a verdi cespugli, piccoli cactus dalle spine lunghe il doppio del loro fusto. Ondulata per effetto delle "bedanes", dove il manto stradale si abbassa per far defluire i molteplici corsi d'acqua, ora completamente secchi, che l'attraversano da una parte all'altra, la ruta continua tra i rilievi della Precordigliera, infuocati dal sole che cala. 

Domani raggiungeremo la Valle de la Luna, il cui nome e' il preludio di un paesaggio che, sicuramente, ci lascera' d'incanto!

lunedì 21 luglio 2014

Cataratas de Iguazù

Domenica lasciamo Mendoza per dirigerci a nord, quando, strada facendo, decidiamo di passare per l'aeroporto, di strada, per avere informazioni sui voli per Iguazu'. Dopo un paio di ore, ci troviamo seduti sul primo aereo per la citta' delle note cascate.
Tempo 4 ore, compreso scalo a Salta, e siamo arrivati.
Lunedi' mattina , una calda giornata di sole, partiamo per la visita al Parque Nacional Iguazù, un'area protetta di 67mila ettari, che incorpora uno dei piu' famosi paesaggi naturalistici del Sudamerica,  le spettacolari Cascate di Iguazu', completamente immerse in una foresta tropicale, dove convivono numerose specie animali, alcune delle quali a rischio estinzione. 

Dichiarato nel 1984,  dall'Unesco , Patrimonio Naturale dell'Umanita', il parco si estende tra Argentina e Brasile e ne delimita il confine il fiume Iguazu' che dopo un percorso di piu'di mille chilometri, sfocia nel fiume Parana'. 
A piedi, nel parco, con la compagnia di buffi coati', 


seguiamo i percorsi indicati per avvicinarsi, grazie a diverse passerelle, alle cascate ed ammirarle da diverse prospettive. Ma la loro vista nell'insieme, ben 275 salti , lascia d'incanto: davanti a noi, uno spettacolare fronte d'acqua di una tale portata, dai 1300 ai 1500 mc al secondo,  che saltando per piu' di 70 metri nelle acque rosse del fiume Iguazu', regala emozioni indescrivibili. Diversi arcobaleni colorano la nebbia che si crea tutt'intorno.
Alcuni mesi fa,  un afflusso  eccezionale di acqua  ha distrutto la passerella che sovrastava uno dei punti piu' suggestivi delle cascate, "la Garganta del Diablo" . Se ne possono scorgere i pezzi appesi alle rocce o ai bordi del fiume, tra i massi.
Anche la vista della cateratta dal basso , nelle acque agitate, a bordo di una lancia, e' un'esperienza entusiasmante . Inevitabile il "bagno" sotto la fragorosa caduta d'acqua!
E poi, via per le rapide del fiume sino a raggiungere, in terra ferma, un 4x4 che si addentra nella selva per  piste di terra rossa, ad ascoltare i suoni della natura che ci avvolge! Ricosciamo molteplici piante che normalmente abbelliscono i nostri giardini e appartamenti, con l'unica differenza , non da poco, che qui crescono spontanee, tra alberi di varie specie, da cui pendono liane aggrovigliate. Si scorgono uccelli tropicali dal petto giallo paglierino e il dorso blu notte, con gli occhi bordati di turchese e sui rami piu' in alto, alcuni esemplari di tucano. 

Ci attraversa la strada un "acuti", della famiglia dei roditori, con zampe allungate e coda quasi inesistente.
Su un albero dalle grandi foglie a cuore e frutti come grossi fichi duri e vellutati,  aggrappati curiosamente al tronco e non ai rami, salta indisturbato un macaco dalla "pettinatura" alla moda.
Non vorremmo piu' allontanarci da questo posto straordinario, da questa meraviglia della natura,

 in cui gli incontri inaspettati sono i piu' graditi: come quello con Romain, il viaggiatore francese che ha condiviso con noi, alcune settimana fa, una tappa della nostra avventura. Lo ritroviamo li' , a Iguazu', bagnato fradicio per il tour sulla lancia, dopo che le nostre strade si erano separate a Esquel.
C'est la vie!!!!

Mendoza: la cuna del vino


Scesi dalle montagne, giungiamo in una valle arida, disseminata di sole piante grasse e cactus: e' l'ingresso alla periferia di Mendoza. Si stenta a credere che questa terra cosi' arida e deserta sia "la culla del vino" , ma ci viene spiegato in seguito che, grazie all'intervento dell'uomo, e' stata trasformata in diverse oasi che, per la somiglianza al clima di certe nostre zone italiane, sono diventate idonee per la coltivazione della vite.

Lasciato il centro caotico della citta' , ci dirigiamo a Maipu, poco distante, dove sono concentrati i vigneti e le "bodegas" , le cantine da visitare e  degustare ottimi vini.
Incontriamo la "Antigua Bodega Giol" , una delle piu' antiche cantine di Mendoza, ora museo, fondata nel 1896 dall'italiano Giol e lo svizzero Gargantini , cosicche' venerdi' mattina decidiamo di visitarla.
Piu' di 300 botti da 25000 litri ciascuna si susseguono in file parallele ed emanano ancora l'odore del vino che hanno contenuto per quasi un secolo. Ora, vuote, sono "sorvegliate"  dal "tonel mas grande del mundo": una botte in rovere di Francia,  di 75000 litri,

 con applicata una rappresentazione bronzea dell'intera cantina e locali annessi.  In basso, simbolo della "bodega" , due teste di toro le cui gocce di sangue venivano usate , in passato, come ingrediente segreto per la preparazione del vino a marchio proprio.
Al piano inferiore, fanno bella mostra altre 350 botti, dove,  un tempo, maturavano ettolitri ed ettolitri di vino "tinto" . Il "blanco" invece, veniva custodito in 4 cisterne di cemento da 250mila litri ciascuna. Concludiamo la visita con l'immancabile degustazione di vino.
La sera, ci attende un ottimo asado preparato con maestria da Daniel

 che , con il fratello Pedro e tutto lo staff del Paradise Music sta allestendo uno dei saloni interni alla bodega per l'evento da loro organizzato, in occasione del "Dia de l'amigo" (Iº tempo), giornata dedicata all'amicizia , che ogni anno si festeggia in Argentina. Ci invitano a restare per parteciparvi e noi non possiamo di certo rifiutare . Pernottiamo cosi', la notte tra le mura del cortile della "bodega".
Sabato 19 , visitiamo anche la casa di Gargantini, gemella a quella di Giol, in cui vi abito' per solo un anno. Successivamente, rientrato in Svizzera, la vende all'italiano che, con la moglie, l'abita per tre anni. E' una mescolanza di stili, dal deco' al liberty, all'arabo, con un'influenza di gusto italiano, ma nell'insieme e' una bella e suntuosa villa all'interno di un giardino dalle molteplici piante di varia natura e specie.
Nel pomeriggio, visitiamo anche la "bodega Rural" , con annesso un ampio vigneto di uve Cabernet Souvignon ed un museo che raccoglie macchine d'epoca, mezzi agricoli e utensili del tempo usati per la vendemmia.
In tarda serata, inizia la festa del "Dia de l'amigo (IIº tempo) ben organizzata dal Paradise Music, che con le musiche intramontabili degli ultimi 30 anni, le luci ben dosate e soprattutto la simpatia dei due fratelli, attira moltissima gente di Mendoza e dintorni, che si ritirera' non prima dell'alba. Un vero successo!



venerdì 18 luglio 2014

Miniera e dintorni

Mercoledi' 16 luglio finalmente ci attende una calda giornata di sole e ne approfittiamo per andare a vedere il Cerro de los 7 colores, 

poco distante da Uspallata.Lasciato l'asfalto , il ripio si addentra in una zona desertica circondata da rilievi rocciosi. Tutt'intorno, bassi cespugli che nascondono dei grossi "cardon" , piante grasse dalla forma cilindrica che a fatica si distinguono tra la vegetazione. Dopo diversi chilometri di polvere, si arriva alla curiosa conformazione rocciosa , chiamata Cerro de los 7 colores, proprio per le diverse tonalita' che la distinguono: dal rosa, al rosso, al giallo, al bianco, al beige. Non mancano sfumature di verde e marrone. Lasciamo  questa zona arida, ma affascinante e ci dirigiamo verso Mendoza, percorrendo la ruta 52.
Il paesaggio non cambia la sua natura aspra e deserta : distese polverose punteggiate da massi colorati e arbusti spinosi che, man mano che saliamo di quota, mutano in rilievi rocciosi tra i quali si snoda lo sterrato che ci condurra' alla Minas de Paramillos, una miniera costituita dai Gesuiti nel 1640 ed operativa sino al 1982. Decidiamo di visitarla nella forma piu' avventurosa, dotati di imbrago, elmetto e moschettoni. Accompagnati da Pablo, la guida, entriamo carponi da uno dei tanti ingressi, nel buio piu' totale.

 Accese le torce frontali, procediamo, seguendo con attenzione la storia della miniera, dalla cui galena, la pietra principale di questa montagna, si estraevano piombo e argento. Ci fa notare sulle pareti anche la presenza di quarzo e pirite. Attraversati degli stretti corridoi, si osservano sopra la nostra testa delle strutture di legno sospese in aria su cui i minatori lavoravano nella parte piu' alta per spaccare la roccia e riversarla poi in basso dove veniva raccolta e buttata, a sua volta attraverso dei cunicoli profondi , nei piani inferiori della miniera, sino a scendere al quarto piano, dove caricata nei vagoncini, veniva trasportata, per effetto della pendenza, sino all'esterno per fonderla ed estrarne, a differenti temperature, i due minerali.
Camminiamo, talvolta, assicurati al cavo d'acciaio per non rischiare di cadere nei "pozzi" ; scendiamo per scale appese verticalmente alle pareti, sino a calarci in corda doppia per un cono scavato nella roccia, della profondita' di 20 metri, per accedere al piano inferiore. Successivamente, una scala a chiocciola ci porta ancora piu' in basso, sino a raggiungere una riserva di acqua naturale, che per filtrazione, ha colmato un ramo della miniera di oltre 250 metri di lunghezza.
Si esce dal buio e dalle profondita' della terra al tramonto, dopo un appassionante ed interessante  avventura in miniera!
Ci ritiriamo per la notte, dopo aver attraversato la Cruz de Paramillos, il passo a 3200 mt, in un fazzoletto di terra, poco distante dalla R52, ignari di essere a pochi metri da El Balcon, una spaccatura naturale della roccia, con un salto di 80 metri. Impressionante!
La mattina dopo, ripartiamo , proseguendo per il ripio che sale e scende , a ridosso della montagna , con la compagnia costante dello strapiombo da un lato e il versante ricoperto di ciuffi e cactus, dall'altro. Gruppi di guanaco ci sorvegliano dall'alto. Difronte a noi, le sagome di montagne che sembrano rincorrersi sino alla vallata ancora lontanissima, che ci condurra'a Mendoza. 

Siamo nel bel mezzo della Reserva Natural Villavicencio. Piu' in basso, le Termas di Villavicencio, ora dismesse, dove veniva a rilassarsi la borghesia mendozina, negli anni '40.

mercoledì 16 luglio 2014

Parque Provincial Aconcagua-Puente de l'Inca

Lasciamo Santiago ed imbocchiamo la ruta 7 che si snoda tra i monti punteggiati di cactus, all'inizio, rocciosi e ricoperti di neve , man mano che si sale. Cio' che stupisce, sono i chilometri di rotaie abbandonate del Ferrocarril Trasandino, dismesso negli anni '80, che corrono affiancando la strada e si perdono all'interno di tunnel scavati nella roccia e fuoriescono attraversando ponti ferrosi e arrugginiti.

 In lontananza, quel che resta di vecchie stazioni.  Entriamo nel Parque Provincial Aconcagua e non possiamo sottrarci da una camminata che ci permette di arrivare al mirador per la veduta dell'Aconcagua, la "sentinella bianca" in lingua quechua, che con i suoi 6960 mt risulta essere la cima piu' alta delle Ande.

Giungiamo al Passo Libertadores a 3185 mt s.l.m. dove faremo dogana per rientrare in Argentina.
Dopo piu' di due ore, sbrigate le pratiche doganali, proseguiamo il cammino.
E la sosta e' d'obbligo allo spettacolare Puente de l'Inca, un arco naturale formatosi per l'azione erosiva delle acque del Rio Mendoza. Strati di selce e sedimenti delle sorgenti di acque calde vicine,  conferiscono al "ponte" gli scenografici colori giallo ocra e verde . Incastonato, quel che resta di un albergo, distrutto da una frana.
Si alza forte il vento, calano le luci e anche noi ci ritiriamo per la notte.

Pit stop

Decidiamo di cambiare i pneumatici al Narci e ritorniamo a Santiago presso il "Supermercado del neumatico" . Il modello di pneumatico idoneo per il cerchio da 20 dell'Unimog,  in Sudamerica non si trova facilmente, dato che qui i camion montano il 22, 50, e dopo scrupolose  ricerche, troviamo cio' che cerchiamo, le XZL 365, 85, 20, 

 solo presso questo rivenditore ben fornito, della capitale. Non ci restano molte alternative visto che dobbiamo affrontare dei terreni impegnativi in Bolivia, come in Brasile, che di certo con le attuali gomme verso l'usura,

 non potremmo fare in sicurezza, sapendo poi che in quest'ultimi Paesi sicuramente non li troveremmo.
Ed  ecco Narciso al "pit stop" per cambio gomme e dopo circa 4 ore, ne esce nuovo di zecca, pronto per nuove avventure!!!



domenica 13 luglio 2014

Valparaiso -Vina del Mar

Il viaggio continua per Santiago, lungo la ruta 5, una sorta di autostrada lungo valli e rilievi, villaggi ai bordi della strada e zone industriali. Si paga il pedaggio, ma e' destinata alla circolazione anche di pedoni, biciclette, mezzi agricoli e carretti trainati da cavalli! La capitale e' caotica e nebbiosa: giusto il tempo di consultare un fornitore di pneumatici per il Narci e poi ci dirigiamo verso Valparaiso.
Li' ci attendera' Michelangelo, il cileno conosciuto a El Chalten durante il trekking al Cerro Torre, che e' di rientro dal suo viaggio di tre mesi per le vette patagoniche. 

Valparaiso e' una localita' di mare molto particolare: la zona bassa bagnata dal Pacifico, cede il passo alla piu' caratteristica zona in verticale sul cerro, con coloratissime case dalle forme bizzarre arrampicate sui pendii, raggiungibili grazie ad un dedalo di strade dalle pendenze pronunciatissime, rallegrate da variopinti murales di autori da tutto il mondo. Il clima e' mite e lo conferma la moltitudine di piante fiorite in questa stagione invernale : dalle bougainvillea fucsia alle gialle mimose, al rosso degli ibiscus e degli alberi di "stelle di Natale" al viola della lavanda, al corallo dei pennacchi delle aloe vera. Nell' aria il profumo intenso dell'osmanto e del caprifoglio. Ogni scorcio dall'alto regala magnifiche vedute.

 Non a caso, Pablo Neruda, abito' a Valparaiso, per le suggestioni e le ispirazioni che un luogo tale puo' offrire. E' con scrupolosa ricerca che trovo' "la Sebastiana" ...."una casita para vivir y escribir tranquilo", dove abito' dal 1961 con la sua amata,  battezzata cosi' in memoria del suo primo proprietario e costruttore Don Sebastiano. Un'originale abitazione, sul pendio della montagna,  sviluppata su 5 piani , ciascuno illuminato da ampie vetrate affacciate sulla baia. I mobili e gli oggetti sono ancora al loro posto di sempre ed evocano momenti di quotidianita' di un grande poeta che amava rilassarsi sprofondato nella sua "nube" , una comoda poltrona in pelle , davanti alla grande finestra, sorseggiando un ottimo whisky.

Lasciamo "la Sebastiana" per una passeggiata su e giu' per la citta' con Michelangelo, che ci accompagnera' , il giorno seguente, con il suo amico Juan Pablo e l'inseparabile Nara, un pitbull di 5 anni,  alla piu' turistica Vina del Mar, frequentata da surfisti tutto l'anno . Percorrendo il lungomare, arriviamo alla vicina Concon , localita' balneare piu' tranquilla, dove abita Michelangelo con la sua famiglia. Chiaccheriamo amabilmente con il papa' che ci racconta delle sue origini italiane da parte della mamma e concludiamo pranzando tutti assieme. Piu' tardi, giungiamo in un posto incredibile a Concon: una palestra naturale di roccia vulcanica nerissima incastonata tra pareti di granito a picco sul mare, dove Michelangelo e i suoi amici si allenano a bouldering.

Concludiamo la piacevole giornata in un chiosco, tutti in compagnia, a mangiare ottime enpanadas.

mercoledì 9 luglio 2014

Vulcani

Siamo diretti verso Santiago del Cile, ma la meta e' ancora distante. Facciamo tappa a Temuco, una citta' piuttosto sviluppata, dove sostiamo per un paio di giorni, per qualche lavoretto di manutenzione. Li' conosciamo Pedro e la sua famiglia che, molto ospitali, ci invitano a cena la sera, per condividere le stesse passioni: viaggiare con un mezzo 4x4 camperizzato che stanno ultimando di preparare per partire a breve alla riscoperta del loro Paese.

Ci parlano di questa zona molto ricca di vulcani, alcuni ancora attivi, e ci consigliano di raggiungere la Reserva Nacional Malalcahuello Nalcas, per ammirare il Vulcano Lonquimay , uno dei vulcani piu' rappresentativi della riserva. Dato che la vista del vulcano Pucon non e' stata possibile causa mal tempo, ora non ci facciamo scappare l'occasione di ammirare il cono di almeno un vulcano. Cosi' martedi 08 luglio, lasciamo Temuco alla volta di Malalcahuello, confortati da una bella giornata di sole. Lasciamo la strada principale e prendiamo a destra per una secondaria che ci condurra' al vulcano. La zona e' collinare e molto fertile. Abbondano fattorie e pascoli di ovini e bovini, boschi di eucalipti e conifere. Presto ci accorgiamo che saliamo di quota dalla neve che inizia a bordare la strada e poi, sempre piu' in alto, la terra e' ricoperta da una coltre di neve piuttosto spessa. Attraversiamo villaggi avvolti da un'anomala foschia: e' il fumo intenso che esce dai comignoli delle case tutte riscaldate da stufe a legna, di cui se ne percepisce anche l'odore che aleggia nell'aria. 

In questa area di vulcani non potevano di certo mancare le terme , che noi raggiungiamo al calar del sole , nel villaggio di Malalcahuello.
La mattina del 09 , rinfrancati da un'immersione in acqua termale, ci dirigiamo alla volta della Riserva, per la vista del vulcano. Ci accoglie un bosco di antiche araucarie, splendide con la loro inconfondibile forma , che verdissime risaltano sullo sfondo bianco latte del Vulcano Lonquimay, eruttato l'ultima volta nell'88, dal Crater Navidad, a lato piu' in basso. Tre volpi grigie titubanti, ma curiose, si avvicinano e si lasciano immortalare in qualche scatto.

Il vulcano Lonquimay e' bellissimo e tutto innevato, come lo sono i rilievi morbidi che lo circondano. A lato, il cono perfetto del vulcano Llaima, dove sono state girate alcune scene del film "Jurassic Park". Salire per un trekking e' quasi impossibile per il ghiaccio e la neve alta che si incontrano. L'unico modo per ammirarlo da vicino e' salire con gli impianti e ridiscenderne i dolci pendii sciando in questa spettacolare giornata di sole che riflette sul manto candido che riveste vulcani, cime, clivi e valli, lontani sullo sfondo. Un'esperienza unica che non potevamo non regalarci.



domenica 6 luglio 2014

Verso Pucon

Giornata uggiosa, ci incamminiamo verso Pucon. La strada corre per distese di terre ai piedi della Meseta, rilievi coperti di ciuffi e cespugli con  pecore al pascolo. Procediamo verso il confine con il Cile, attraversando fiumi e lande, ed incontriamo la neve.

 Entriamo nel Parque Nacional Lanin, completamente innevato, addentrandoci in un meraviglioso bosco di maestose araucarie. Salutiamo l'Argentina e rientriamo in Cile. Ormai siamo abituati al cambiamento repentino del clima: dalla pioggia del mattino, passiamo al tiepido sole, alla neve e poi ancora pioggia, sino a Pucon, le nuvole basse ci oscurano la vista del vulcano. Proseguiamo finche' c'e' luce, sino a Villarrica, una bella cittadina sul Lago Mallolafquen. Gli ultimi spiragli di sole al tramonto ci accompagnano sul lungolago ricco di vegetazione , con alberi di mimose incredibilmente fioriti e, alla base, cespugli dai minuscoli fiori gialli. Proseguiamo, instancabili, per raggiungere entro sera, le Termas Geometricas, favolose piscine dalle acque termali del vulcano Pucon. Il sentiero che ci attende e' stretto e fangoso e man mano che saliamo, incontriamo anche la neve che appesantisce i rami degli alberi e ricopre il sottobosco. Cala la luce e i boschi tutto intorno si infittiscono. Proseguiamo e il sentiero sembra non finire mai. Incontriamo diverse salite impegnative con ghiaccio e neve ed altrettante discese e curve, ma Narciso non cenna a fermarsi ed arranca con disinvoltura! L'atmosfera e' magica, ma al tempo stesso inquietante: siamo soli, fagocitati dal bosco ricolmo di neve e avvolti nel buio piu' totale. Confidando nei cavalli del Narci, avanziamo senza altra alternativa, sino a scorgere un cartello in legno che, finalmente, indica che siamo arrivati ! Ma questa odissea sembra non finire mai: nel parcheggio interno non si puo' sostare per la notte, quindi, dobbiamo girare il camion e ridiscendere la pista per alcuni chilometri ancora, in mezzo ad una bufera di neve. Ci accampiamo alla meno peggio su l'unico spazio idoneo per non intralciare il sentiero e , dopo una calda cenetta, ci abbandoniamo nelle braccia di Morfeo.
Sabato 5 luglio ci svegliamo con il sole . La nevicata della notte ha ricoperto abbondantemente la pista ed il tetto del Narci.

 Siamo i primi ad entrare alle terme e lo sforzo della sera precedente e' stato ampiamente ricompensato dallo scenario incantevole che ci appare: la passerella in legno rosso, corre per 450 metri all'interno di un canyon naturale, dove una cascata alimenta il torrente che scorre tra le rocce ricoperte di neve e le pozze di acqua termale del vulcano Pucon. I vapori si alzano in aria e annebbiano il paesaggio Dantesco che ci circonda. Piu' in alto, si ergono moltitudini di alberi e piante che di tanto in tanto si scrollano di dosso il peso della neve che cade inevitabilmente nell'acqua bollente. Le felci e il muschio delle pareti rocciose gocciolano nelle piscine naturali quasi a voler mitigare le temperature elevate delle terme, che raggiungono la temperatura massima di 45º. Gradatamente ci immergiamo nell'acqua a 35º e poi saliamo , via via, di un grado, sino ai 41º e non osiamo di piu' perche' e' veramente bollente. Rimaniamo immersi nel calore naturale di queste acque a goderci piu' che possiamo il paesaggio tutto intorno a noi e il beneficio che se ne trae, quando la temperatura esterna e'intorno allo zero, prima di incamminarci per il sentiero periglioso che ci attende al ritorno!

giovedì 3 luglio 2014

Siete Lagos


Lasciamo Bariloche diretti a San Martin de los Andes, percorrendo la ex ruta 234, ora Ruta 40, denominata Ruta Siete Lagos. E' un susseguirsi di laghi e boschi di conifere e araucarie, e la strada, ormai quasi tutta asfaltata, e' bordata da ginestre e rose canine. Abbandonata la vista del vasto lago Nahuel Huapi, ci appare blu intenso il Lago Espejo Grande e poi ancora sulla destra , il lago Correntoso. Procedendo nel Parque Nacional Nahuel Huapi si scorge un ramo del lago Traful. E poi ancora, il lago Villarino, il lago Falkner, il lago Hermoso e per ultimo, il lago Machonico. 

Ognuno regala scorci incantevoli, rispecchiando sulle loro acque turchesi i boschi verdissimi e le montagne innevate che ne fanno da cornice. Avvolti da tanta natura, respiriamo l'aria frizzante ed incontaminata di questi luoghi,  puri come l'acqua che predomina in queste terre. Arriviamo a San Martin de los Andes, tranquilla cittadina sulle rive del lago Lacar , pronti per ripartire l'indomani verso Pucon, nel vicino Cile, attraversando altre strade in mezzo a tanta Natura.

mercoledì 2 luglio 2014

Cerro Catedral

Arriviamo il 30 giugno a San Carlos de Bariloche e decidiamo di procedere verso la stazione sciistica a Villa Cerro Catedral, ai piedi del Cerro omonimo, perche' e' nostra intenzione fare una sciata nei giorni a venire.

Dobbiamo noleggiare l'attrezzatura da sci, abbigliamento compreso, e come arriviamo al paese incontriamo chi fa al caso nostro: Maxi Martin , conosciuto come il "vachero" e i suoi amici che gestiscono un paio di negozi di rental ski. Una parola tira l'altra e ci offrono anche la possibilita' di parcheggiare Narciso dietro il loro negozio.
Il giorno dopo, abbondantemente riposati, passeggiamo per la cittadina sotto la pioggia, auspicandoci che mercoledi sia sereno e si possa sciare con un po' di sole. Andiamo a provare scarponi e regolare gli sci e ci soffermiamo nel locale con Maxi e suoi amici della "alta Montana rental ski"ad assistere alla partita di calcio Argentina-Svizzera.

Una esperienza incredibile assieme ad un gruppo di giovani argentini, seduti attorno ad un tavolo, tifare con loro e per la loro Argentina ed emozionarsi al tanto atteso goal!
Concludiamo la bella giornata regalandoci una cenetta nell'unico ristorante aperto della zona, che fortunatamente, si rivela ottimo: il Pire-Hue Lodge .
L'indomani, tutti bardati, partiamo a piedi, sci in spalla, alla volta degli impianti poco distanti, aperti solo al 50% perche' non c'e' stata molta neve nei giorni passati. Speriamo che la neve scesa nella notte abbia migliorato le piste. Siamo fortunati ed il cielo coperto e le nubi basse della mattina, ad un certo punto lasciano spazio al sole che finalmente ci riscalda, regalandoci una vista spettacolare: il lago Nahuel Huapi in tutta la sua estensione, punteggiato da isolotti sulle sue acque blu e la Cordigliera Andina completamente innevata, tra cui svetta la cima del Cerro Tronador.