martedì 11 novembre 2014

Caro Papa'


Caro Papa'
sei partito anche tu per un lungo viaggio
lasciando un vuoto incolmabile
avrei voluto tanto trattenerti qui con me
per vivere ancora tante 
 emozioni
 Sarai sempre al mio fianco
e nel mio cuore

Grazie Papa'
Ti voglio bene
                                                        
                                                               Lorenza




Caro Renzo
Sei stato il mio Grande amico
ho passato momenti importanti al tuo fianco
e mi hai sempre regalato i tuoi sorrisi
le tue battute ed il tuo ottimismo
ti serberò nel mio cuore 
per sempre

                                      Andrea

domenica 19 ottobre 2014

Rientro in Italia

Questi ultimi giorni in Guyana Francese ci hanno visti coinvolti ad organizzare il nostro  rientro urgente in Italia.
La nostra avventura non si ferma qui, ma sarà momentaneamente sospesa in attesa di risolvere ciò che per noi è di massima priorità.
E' con piacere che ringraziamo tutti coloro che ci hanno seguiti sin qui, che ci hanno sostenuti e tenuto compagnia in questa avventura.
Ringraziamo, altresì, i nsotri partners tecnici che continueranno a "viaggiare con noi" prossimamente.


...TO BE CONTINUED...............




venerdì 17 ottobre 2014

Lancio in orbita di Ariane 5


Oggi, giovedì 16 ottobre alle ore 18,00 assisteremo in diretta dalla spiaggia di Kourou, Guyana Francese, il lancio in orbita di nuovo satellite con "Ariane 5", con liquido di propulsione italiano.
Peccato che all'orizzonte stanno avanzando rapide le nubi scure di un temporale. Pochi attimi ed il mare diventa un tutt'uno con il cielo plumbeo da cui scende impetuoso un acquazzone equatoriale.
Ciò può compromettere il lancio che potrebbe essere rimandato al giorno dopo.
Stanno calando ormai le luci, le nuvole si diradano, in alto solo il rumore di un elicottero che sorveglia la zona aerea.

Sino a che un bagliore improvviso rischiara l'orizzonte: "Ariane 5" è stato lanciato! Al suo passaggio, tutto si illumina di una luce quasi irreale e bellissima, compie un'ampia parabolica e, come una palla infuocata, sorvola le nostre teste, lasciando dietro di sè una scia densa e un boato che rimbomba nell'aria. Si sganciano i booster e, libero il satellite, scompare lontano, pronto a orbitare per lungo tempo.
Così sarà anche per Vega, di sangue italiano, che il prossimo 18 novembre solcherà gli stessi cieli, a lanciare un nuovo satellite che si confonderà tra le stelle.

mercoledì 15 ottobre 2014

Oiapoque e Guyana Francese


Siamo a Oiapoque, cittadina brasiliana al confine con la Guyana Francese. E' domenica 12 ottobre ed il trasporto fluviale e' chiuso. Dobbiamo aspettare l'indomani per attraversare in 30 minuti di balsa, il fiume omonimo e raggiungere, sull'altra sponda, la Guyana Francese. Il tanto discusso ponte, pronto ormai da qualche anno, non e' ancora praticabile per ragioni politico-economiche tra i due Paesi.
Decidiamo di occupare la giornata sistemando la pompa di travaso del carburante dai tre serbatoi a quello primario che ha smesso improvvisamente di funzionare. Troviamo l'unico meccanico aperto di domenica e si da' inizio alle danze! Prova e riprova, collega e scollega, accendi e spegni, ma la pompa non da' segni di vita.

 Si smonta e si apre: con amara sorpresa si scopre che si e' rotta la spirale all'interno non permettendone il regolare funzionamento. Che fare? Ecco che una micro pompa da acquario a 24v, acquistata in Italia, per errore, pare torni utile. Infatti, adattata ai collegamenti gia' esistenti e azionata da un comando manuale dal cruscotto, permette di far affluire il carburante da ciascun serbatoio a quello principale, risolvendo, almeno per il momento, il problema.
E' lunedi' 13 e possiamo salire sulla balsa, attraversare il fiume e salutare il colorato Brasile, Giunti a Saint Georges, sull'altra sponda, siamo ritornati in Europa: non serve timbro nel passaporto nè permessi per il veicoli perchè la Guyana Francese è un dipartimento della Francia e permette l'ingresso libero agli europei. Partiamo direzione Cayenne. La strada è lunga, piena di curve e corre in mezzo alla foresta amazzonica, più verde e fitta che mai. Decidiamo di sostare per la notte a Roura, un ridente paesino ai bordi del fiume Oyack, all'ombra della prima chiesa costruita dai Gesuiti in Guayana Fr. della metà del '600 e della canonica di Padre Fortunato con il quale trascorriamo la serata.

 Ci spiega che la Guyanne fu colonizzata dai francesei che deportarono dall'Africa molti schiavi per lavorare le terre indigene, così come gli olandesi con l'attuale Suryname e gli inglesi con la Guyanà.
Martedì mattina, andiamo a visitare lo zoo, un'area all'interno della foresta dove sono raccolti diverse specie animali della Guyana Francese, nonchè dell'Amazzonia. Ci accoglie Christine, la responsabile, amante della natura e dei viaggi che gentilissima, ci omaggia l'ingresso.

Poco distante,a Kourou, c'è la base spaziale Ariane Space che decidiamo di visitare, ignari che bisogna prenotare almeno un mese prima. La lista d'attesa è lunga, ma la fortuna ci assiste: restano giusto due posti liberi e degli iscritti alla lista neanche l'ombra. Quindi, saliamo nel pullman e via! per il tour gratuito nella base spaziale. Tutto è pronto per il lancio di giovedì 16 c.m. del satellite Ariane 5, che si potrà assistere dalla spiaggia o da un'altura vicina alla base. Tra gli altri, anche il progetto Vega, con la partecipazione massiva dell'Italia.

martedì 14 ottobre 2014

Amazonas


Arriviamo a Manaus la notte di giovedi 02 ottobre, rimandando alla mattina seguente la ricerca della balsa che ci portera' a Santarem per il Rio Amazonas. Non e' facile trovare chi ci trasportera': scopriamo che sono solo due le balse che fanno questa tratta, i prezzi lievitano quando si tratta di turisti e barattare e' consigliato dagli stessi brasiliani.
  Partiamo sabato 04 nella serata e ci godiamo il chiarore della luna piena durante la navigazione notturna. Lunedi 06 siamo a Santarem nel primo pomeriggio e subito ci dirigiamo verso Alter do Chao, isolette di sabbia bianchissima che emergono dalle acque cristalline del rio Tapajos, dopo aver lasciato quelle marroni del rio Amazonas. Giusto una giornata di pieno sole e bagni ristoratori e poi ritorniamo a Santarem per imbarcarci su di un'altra balsa che ci condurra' ad Almeirim, unico punto di attracco sulla sponda opposta del Rio Amazonas da cui potremo raggiungere l'unica strada che condurra' a Oiapoque,
 al confine con la Guyana Francese.

 Cosi' ,giovedi 09 ottobre alle 14, 00, ci scaricano su di una sponda vicino ad una segheria, imbocchiamo una pista di terra rossa che si insinua nel fitto della foresta amazzonica, indicataci dai locali in quanto non vi e' traccia nelle nostre cartografie. Al nostro passaggio, saltano in fuga da un ramo all'altro, alcuni macachi. Il caldo e' opprimente anche se il sole fatica ad entrare, tanta e' folta la vegetazione e l'umidita' e' tale che se ne percepisce l'odore. Le acque fresche di un rio ci invitano ad un bagno ristoratore e ad una sosta per la notte. Ripartiamo la mattina all'alba: ci aspetteranno altri due giorni di pista polverosa a tratti disseminata di buche e solchi creati dal flusso copioso delle piogge, di saliscendi tra la foresta,

 attraversando ponti di legno dall'aspetto poco rassicurante, incrociando villaggi di indigeni, sino a raggiungere l'asfalto della BR156 Tranzamazonas che corre sino alla frontiera tra distese a perdita d'occhio di eucalipti. Nell'aria si respira intenso il loro profumo.

venerdì 3 ottobre 2014

Porto Velho - Manaus - Amazonas


Martedi' 23 settembre alle prime luci dell'alba, siamo al porto di Guayaramerin in attesa di attraversare , con una balsa, il Rio Mamore' che, gettandosi nelle acque del Rio Beni,  originera' il Rio Madeira. Neanche 10 minuti e siamo nella sponda brasiliana, a Guajara' Mirim e si respira gia' l'aria festosa e rilassata del Brasile. Sbrigate le pratiche d'ingresso, con sorpresa scopriamo che dopo i Mondiali 2014 non c'e' l'obbligo di rilascio del permesso temporaneo di entrata del veicolo, partiamo alla volta di Porto Velho, percorrendo sotto un sole bollente, piu' di 200 km di strada dissestata, dove l'asfalto e' solo un ricordo e le buche, come crateri, costringono a continue gincane. A tratti, interotta dai lavori in corso, si trasforma in pista di argilla rossa, ai margini di foreste e prati, verdissimi.
Le nuvole scure si rincorrono nel cielo che ancora per poco restera' sereno: si alza il vento, la luce si abbassa, spariscono i colori. E' il preludio di un acquazzone tropicale che con forza scatena tutta la sua energia, tra lampi e tuoni, rovesci d'acqua che, come un muro, riducono la visibilita' e la velocita' . Ma  con la stessa rapidita' con cui e' arrivato, si congeda e lascia il posto al sole torrido e all'umidita' elevata che, ormai da settimane, non ci dan tregua.
Arrivati a Porto Velho, ci attende un caro amico, Wilson, un brasiliano conosciuto alcuni giorni prima in Bolivia. Grazie al suo aiuto e disponibilta', riusciremo, qualche giorno piu' tardi, a trovare la balsa che ci permettera' di raggiungere Manaus , navigando per 5 giorni sul Rio Madeira, le cui acque confluiranno, nell'ultimo tratto, nel Rio delle Amazzoni. La strada che collega le due citta' sappiamo essere impraticabile a causa dei molti ponti in legno rotti.
Narciso e' a prua della balsa "Mara Dalila" carica di zucchero confezionato, spinta a poppa da un rimorchiatore guidato dal capitano Paolo ed il suo equipaggio. Con noi, anche due cavalli che, riluttanti, salgono a bordo. Partiamo sabato 27 settembre verso le 05, 30 del mattino.
Le giornate scorrono lente, come il fluire della balsa sul rio appena increspato dal vento. Le sponde lussureggianti nascondono palafitte in legno. Sull'acqua, le case fluttuanti dei pescatori che calano le loro reti all'alba per ritirarle al tramonto. Alcuni raggiungono le numerose balse che navigano per vendere loro frutta o pesce.
Diversi locali dragano il fiume in cerca d'oro sulle loro curiose imbarcazioni a capanna.
Navighiamo giorno e notte senza sosta, evitando le secche che insidiano il fiume. Ad un tratto, balziamo in avanti, frenati dalla sabbia che arresta ogni corsa: la balsa, bloccata dal fondale troppo basso, verra' disincagliata da un'altra dal pescaggio minore, che con una serie di manovre, la riporta nelle acque piu' profonde.

E noi ci lasciamo coccolare dallo scandire lento del giorno che nasce e dal giorno che muore, accarezzati dalla brezza del rio che ci regala ristoratrici docce  all'aria aperta, cullati dal dondolio dell'amaca che ci accoglie per placide "sieste" , accompagnati da giocose apparizioni di delfini.
Con l'unico terribile incubo che scatta al crepuscolo e ci costringe ad una ritirata nel Narci per tutta  la notte, al riparo di efficaci zanzariere: i "mosquitos" .  Ma all'alba e' solo un fastidioso ricordo e si incomincia il nuovo giorno al ritmo quasi primordiale della Natura che ci circonda.

domenica 21 settembre 2014

Al confine con il Brasile

Lasciata Santa Rosa all'alba di venerdi' 19 settembre, ci attende l'ultimo tratto di strada in terra boliviana, prima di varcare il confine per il Brasile.

 La pista in laterite rossa attraversa piu' di 400 km di pampas, una distesa verde e assolata, abitata da alligatori, trampolieri e altri animali selvatici. Si incrociano mandrie di zebu spigolosi che ruminano ai lati della strada.

 Non c'e' un albero a ombreggiare il cammino ed il sole picchia torrido sul Narci che avanza senza tregua: i locali suggeriscono di percorrere  questo "tramo" sino a El Triangolo solo di giorno e senza soste per la problematica del narcotraffico.
Qualche capanna in legno con il tetto di foglie di palma magistralmente intrecciate si intravede tra le piante. 

A Riberalta termina la polvere ed inizia l'asfalto che ci accompagnera' sino a Guayaramerin sul Rio Mamore', che segna il confine con il Brasile.
La festa al Patrono ci costringera' a rimanere in citta' piu' del previsto: i trasporti sono bloccati e gli uffici chiusi. Non ci resta che aggiornare il blog e scaricare le foto ma, inavvertitamente, la sim viene formattata. Ma non c'e' limite alla tecnologia: il web ci offre la soluzione per il recupero dei file.... ed il gioco e' fatto!
Salutiamo dopo piu' di un mese di permanenza, la Bolivia, questa splendida terra tanto fertile quanto desertica, assieme alla sua gente ospitale ed "hermosa"! Ma con qualche limite: da fare attenzione a quando si entra nel Paese a farsi apporre sul passaporto il timbro di permanenza 90 gioni come di diritto per il turista, altrimenti, se non richiesto, lo pongono di 30 gg. Se si permane oltre tale data occorre pagare, come e' successo a noi, una multa di 20 boliviani al giorno per persona. Noi, fidandoci del timbro apposto dalla polizia locale per prorogare la nostra permanenza oltre i 30 gg, abbiamo avuto conferma che cio' non serve a nulla.

giovedì 18 settembre 2014

Pampas del Yacuma

Il 16 settembre partiamo mattinieri per  Santa Rosa de Yacuma dove ci attendera' un 'escursione di tre giorni nel Rio Yacuma, per ammirarne la sua flora, ma soprattutto la sua abbondante fauna.
La pista polverosa attraversa terre pianeggianti dove pascolano indisturbati gli zebu', 

coppie di eleganti "batos" e famiglie di kapivara, sotto lo sguardo vigile di decine di alligatori che si scaldano pigramente al sole o stazionano immobili a pelo delle acque melmose dei tanti acquitrini che lambiscono la carretera. 

Procediamo senza sostare sino al porto di Santa Rosa dove ci attende l'imbarcazione in legno, altri tre compagni di avventura e la nostra guida.
Ci addentriamo nel rio sulle cui sponde, ricoperte da alberi con imponenti radici esposte ,

 assorbono il sole "caliente" numerosissimi alligatori. Altri scivolano nel fiume a ristorarsi. Centinaia di occhi ci scrutano a filo d'acqua. Scorgiamo la sagoma di un paio di caimani che al nostro passaggio scompaiono, 

immergendosi  tra i piragna che infestano il rio. Alziamo gli occhi al cielo e volano alti candidi eros e fenicotteri di fiume dal becco palmato; tra gli alberi rumoreggiano colonie di "uccelli del paradiso", piu' in basso, zampettano alcune specie di "igri" ; spiccano il volo grandissime "garze more" e i cormorani si riposano sui tronchi che affiorano dall'acqua.

 Le piume blu cobalto del "mauri" brillano al sole e alcuni tucani si intravedono tra i rami. Un' aquila dal capo bianco ci osserva dall'alto del suo nido. E tante altre specie ancora. Saltano tra un ramo e l'altro simpatiche scimiette dal pelo giallo; sospeso nell'alto di un albero si riposa  un bradipo; in fila sui rami a sfioro sull'acqua si asciugano le tartarughe e poco piu' in la' , giocano festosi dei delfini rosa con i quali nuoteremo l'indomani, osservati costantemente dagli alligatori ai bordi del rio.

 Non manca la caccia all'anaconda, tra acque stagnanti e vegetazione fittissima, sotto un sole torrido che , piu' tardi, al suo calar, colora di rosso intenso la magnifica "pampas"  e i suoi abitanti.













lunedì 15 settembre 2014

Nella selva di Rurrenabaque

Arriviamo il 9 settembre a Rurrenabaque, tappa d'obbligo per conoscere piu' da vicino la misteriosa "selva" che raggiungiamo l'11 dopo piu' di tre ore di navigazione su di un'imbarcazione in legno sul Rio Beni e che lasceremo dopo un'indimenticabile esperienza di quattro giorni e tre notti.











 Le  sue acque marroni si mescoleranno poi con quelle del Rio Hondo. Lambiscono coste argillose con alle spalle la fitta vegetazione del Parque Nacional Madidi in cui ci stiamo addentrando. Varie specie di uccelli acquatici ci accompagnano nel viaggio.


 Una nuvola scura minaccia pioggia che di li' a poco precipita intensa. Arriviamo a destino e subito siamo fagocitati dalla natura piu' selvaggia e incontaminata della selva. Alberi maestosi ci sovrastano e le loro chiome lanciate verso il cielo permettono solo a pochi raggi di sole di penetrare nel fitto della jungla. E' un groviglio di rami, di tronchi giganteschi, di palme , di radici che affiorano dal terreno ricoperto di foglie, di liane che pendono e si intrecciano ad altre che salgono,

 di fiori dalle forme e colori differenti. La guida Jose ci insegna a riconoscere le proprieta' medicinali di alcune piante, ad abbeverarci da una liana o da un fungo spugnoso ricco di liquidi, a trarre energia mangiando termiti dal sapore inaspettato di mentolo, a pescare piragna, ad ascoltare i rumori e i suoni che preannunciano la vicinanza di un animale: una scimmia salta da un ramo all'altro, un branco di maiali selvatici dal crine scuro e ispido scappa spaventato forse da un giaguaro. Camminiamo al suo interno per sentieri semi nascosti e talvolta Jose  si fa largo con il macete. Il caldo e l'umidita'  sono insopportabili e rendono pesante il dormire la notte. Ci avventuriamo in notturna nella selva in cui brillano le lucciole, assieme a miriadi di stelle. Gli occhi rossi degli alligatori ci osservano dalla laguna infestata dai piragna.

 Scorgiamo un piccolo giaguaro che si fa largo tra i cespugli. Sono attivi numerosissimi  insetti che brulicano intorno a noi indisturbati: ragni, tarantole, formiche di fuoco e la temutissima formica "24" , cosi' denominata per le ore di effetto del suo dolorosissimo morso e veleno, di cui anche  Andrea ne e ' vittima! Ci fa compagnia il canto acuto delle cicale e il rumore quasi meccanico delle ali di un uccello. E ad un tratto, tutto tace: la selva cala nel silenzio, nel buio piu' totale , immobile come se dormisse in attesa di risvegliarsi qualche ora piu' tardi con il gracchiare di stormi di pappagalli dal petto rosso che volano alti nel cielo.

domenica 14 settembre 2014

Da Alto Beni verso la pianura

Le oltre due settimane di sosta a Caranavi ci permettono di conoscerne i dintorni. Attira la nostra attenzione una piantagione di caffe' sui pendii di una collina soleggiata, con annessa la fabbrica che visitiamo. Ma non mancano  piantagioni di cacao, 











dai grossi frutti che  maturano tra le larghe foglie, distese di banani e platani, agrumi e quant'altro, tanto e' fertile e rigogliosa la terra dell'Alto Beni,

la zona montuosa del dipartimento del Beni. I versanti sono fitti di vegetazione tropicale verdissima e macchiata di tanto in tanto di arancione, di giallo e di viola di alberi in fiore. Lungo la strada polverosa, tranquilli villaggi dalle case in legno, attendono si concludano i lavori per la pavimentazione della carretera. Ed e' per questo, che decidiamo di lasciare la citta' prima dell' alba, per evitare la chiusura di alcuni tratti di strada per lavori in corso. Ma , ugualmente, ci troviamo bloccati alle 7, 30 di mattina, dopo un paio d'ore di viaggio, alle porte di Yucumo , consapevoli che non riapriranno  prima delle 17, 00! Approfittiamo per riposarci e rinfrescarci con un bagno ristoratore nel rio che scorre sotto il ponte.



 La strada che seguira' sara' lunga, polverosa e sconnessa, immersa ancora per qualche decina di chilometri nel fitto delle montagne. Poi scendera' a valle, le cime si diraderanno, sino a scomparire e cedere il passo a verdi pianure. 



                       Cambia la morfologia, assieme alla vegetazione e alla gente che vi abita.

sabato 6 settembre 2014

Nor Yungas

Lasciamo il caos chiassoso di La Paz e ci dirigiamo verso la selvaggia e verdissima Nor Yungas. Saliamo sino a 4650 mt sfiorando le nuvole che lentamente salgono svelando le cime e i pendii di rigogliose montagne. Alcune lagune occhieggiano piu' in basso. Ed ecco il cartello che segnala l'ingresso alla mitica Carretera de la Muerte che noi, senza esitare, imbocchiamo , lasciando l'asfalto della nuova strada che consente oggi ai mezzi pesanti e veicoli in genere, di collegare la capitale con le altre citta' vicine, senza piu' percorrere l'angusto sentiero di terra e pietra a ridosso del monte da un lato e a strapiombo dall'altro. Oggi, infatti, e' destinata soltanto alle discese di gruppi organizzati di bikers e a "pazzi" che come noi non vogliono privarsi dell'ebbrezza di percorrere questa tanto temuta, ma altrettanto, affascinante "strada" di soli tre metri di larghezza che si aggrappa ai fianchi di montagne fitte di vegetazione tropicale, restando in bilico sul vuoto per oltre una quarantina di chilometri.

 Non mancano attimi di pura adrenalina quando il Narci deve superare tratti di carretera strettissima e precaria con lo strapiombo di lato. E ancora, quando una cascata naturale scendendo dall'alto, bagna l'intera careggiata trasformandola in fango scivoloso proprio li' dove sul ciglio del precipizio si scorgono diverse croci di vittime della strada! Ma con molta prudenza e sangue freddo, dopo esserci riempiti gli occhi di tanta natura incontaminata raggiungiamo la fine della Carretera de la Muerte dopo numerose curve, discese e guadi, soddisfatti di aver superato anche questa sfida.

Ma anche il tratto di strada successiva prima di raggiungere Caranavi non e' da meno:  e' a doppio senso e ci sono i lavori in corso. E' stretta e polverosa e , quando incrociamo gli altri camion, il Narci, che per regola deve spostarsi sulla sinistra, lambisce il ciglio della strada sul vuoto ed ogni volta e' un sospiro di sollievo ad ostacolo superato. Arriviamo a Caranavi con il buio per sostarci una notte,  ignari che l'avremmo lasciata dopo una ventina di giorni, complice, ancora una volta,  il caffe' !!!

Un po' di riposo in una tranquilla cittadina alle porte dell'Amazzonia e il Narci approfitta a rifarsi il look . Partecipiamo alla vita quotidiana di Caranavi e alla mega festa in onore della Virgen de Urkupina: una tre giorni tra fuochi d'artificio, musica, danze e cibi tradizionali, senza trascurare  preghiera e riti sacri.

Ed il caldo umido di questo luogo sappiamo essere solo un'anticipazione del clima tropicale che ci attendera' a breve, in Amazzonia.

lunedì 18 agosto 2014

sulla via di La Paz

La strada per la capitale boliviana è lunga. E' lampante il progresso del Paese e lo si nota dalla strada a due vie che stanno completando da Oruro a La Paz. Taglia a metà villaggi che sino a ieri conoscevano solo polvere e sassi da calpestare per raggiungere altri villaggi di case dai tetti di latta. Alcuni anziani, seduti a terra, guardano rassegnati il tempo che passa. I bimbi, raccolti a cerchio sull'asfalto di una strada interrotta, gridano incuriositi, al nostro passaggio.

Le nuvole scure e cariche di pioggia sovrastano il cielo sulla Cordigliera Andina all'orizzonte.
La Paz ci accoglie con il suo caos di sempre: macchine, camion, taxi, bus colorati che strombazzano per infilarsi nelle vie che portano al centro, ognuno con il proprio codice della strada. Anche noi ci adeguiamo allo stile locale e ci facciamo largo a suon di trombe. Percorriamo una strada contorta di montagna per raggiungere il camping Oberland e ci soffermiamo a visitare una straordinaria conformazione rocciosa di argilla grigiastra che per effetto della costante erosione naturale si è deteriorata e logorata a tal punto da originare picchi, solchi e colonne, come un gigantesco castello di sabbia che da secoli è habitat naturale di parecchie specie animali e vegetali: è la Valle de la Luna in cui ci addentriamo camminando per godere della magica suggestione di questo paesaggio dall'aspetto lunare.

Sabato, alloggiati al camping, ci dedichiamo al checkup di Narciso, che dopo chilometri di sterrati e piste impegnative, ci sembra doveroso. Constatiamo con soddisfazione che non ci sono particolari problemi; solamente il gruppo elettrogeno non produce energia e richiede la sostituzione del condensatore. Ma dove lo troviamo in Bolivia, a La Paz, nel week-end? Ci vuole "suerte"!
Domenica 17 agosto partiamo di buon ora per visitare la città, partendo dalla zona più in quota, detta El Alto. Siamo stupiti dalle migliorie apportate alla capitale: giardini, aiuole, ponti pedonali, viabilità moderna e non ultima, la teleferica, inaugurata qualche settimana fa che collega con rapidità gli abitanti della città bassa con El Alto. Decidiamo di provare la nuovissima opera ingegneristica e, subito, ci dobbiamo armare di pazienza perchè la fila per l'ingresso è interminabile.

 Non ci scoraggiamo e quasi dopo un'ora, saliamo. La vista della città dall'alto nella sua totalità è impressionante, come è impressionante il numero di abitazioni di mattoni rossi che fodera i versanti delle montagne che circondano La Paz che, a sua volta, sorge all'interno della valle. In basso, spunta qualche grattacielo. In alto, solo case monocromatiche, fatiscenti, con tetti luccicanti di lamiera e terrazzi esposti al sole dove intrecci di fili sono appesantiti dai panni stesi ad asciugare. E' domenica e intuiamo sia giornata di bucato e di igiene personale: si scorgono donne che pestano abiti colorati in mastelli colmi di schiuma e uomini che si risciacquano i capelli nelle tinozze all'aria aperta. E' un brulicare di gente che si muove tra un labirinto di costruzioni sorte, chissà, per opera di quale piano regolatore, ma che resiste alle difficoltà del clima e del terreno impervio e così fragile, che sembra sgretolarsi ad ogni minima pressione, ma che a dispetto, resiste nel tempo.

Arriviamo a El Alto e subito siamo coinvolti nel mercato domenicale: colori, odori, sapori ci investono e rapiti, ci confondiamo nella folla. Si trova di tutto: arnesi, pezzi di ricambio d'auto e camion, bulloneria, viti, molle, rivetti, nastri, cinghie, autoradio e poi ancora, verdura e frutta coloratissime, abiti, tendaggi, coperte, venditori di rotoli sfusi di carta igienica, scarpe. E ambulanti che, dai loro carretti spinti a mano, scoprono pentoloni fumanti di carni annegate nel brodo, patate e riso. Pollo e pesce fritti che sfrigolano nell'olio bollente in teglie annerite. E poi ancora, donne che invitano ad assaggiare l'ottimo frullato vitaminico di frutta esotica e panna che preparano al momento. Seduti a terra, vecchi e bambini, consumano il pasto quotidiano. E in tutto questo marasma di suoni e colori, di arti e di mestieri, incontriamo il tanto agognato "condensatore" che, speriamo, ci permetta di far funzionare a dovere il gruppo elettrogeno. Scendiamo, contenti dell'acquisto, a La Paz, e ci perdiamo per le sue vie e i suoi quartieri. Palazzi coloniali abbandonati al degrado e al passar del tempo; mercatini colorati dove donne avvolte nei loro gonnelloni e grembiuli non più lindissimi, mettono in mostra le loro mercanzie; le bombette inclinate sui loro capi nerissimi, restano in bilico miracolosamente ad ogni loro movimento ed i volti segnati dalle pieghe profonde della pelle abbrustolita dal freddo e dal sole, rivelano tutte le difficoltà e gli stenti che ogni giorno combattono .
Numerosi feti di lama sono appesi all'ingresso di fantomatiche "farmacie" che espongono erbe medicinali, medicamenti e altri unguenti, capaci di guarire ogni malanno.


Alziamo lo sguardo al cielo ed è un groviglio di cavi elettrici che metterà a dura prova anche il miglior elettricista di zona.



Per terra, gli scarti dei mercati, che sfamano la multitudine di cani randagi che sguinzaglia per la città. Questa è La Paz!!!









mercoledì 13 agosto 2014

Uyuni

Finalmente arriviamo ad Uyuni, dopo chilometri di lande desertiche, strade polverose e villaggi assolati, dove incrociare un abitante e' cosa assai rara. All'ingresso della città non possiamo non soffermarci al "cimitero dei treni": decine di locomotive e carrozze dismesse e abbandonate che giacciono inanime e arrugginite ai margini della vecchia ferrovia.

Ed il pensiero corre al tempo in cui, ancora scoppiettanti, viaggiavano su binari infiniti solcanti terre aspre e dimenticate, carichi di persone con i loro animali e merci. Ora, riposano sulla sabbia, violati da qualche mano che non ha resistito a siglare il proprio passaggio con lo spray colorato, immortalati da mille scatti di altrettanti visitatori che, come noi, rendono omaggio al loro onorato servizio .
Entriamo ad Uyuni ed il passaggio della Dakar 2014 e' evidenziato su ogni muro, tabellone, insegna. Camminiamo per le bancarelle multicolori del mercato della domenica, tra donne vestite con  gonne arricciate , gonfie di sottogonne, col tipico cappello a bombetta su capelli nerissimi raccolti in un paio di lunghe trecce.

Alle spalle, annodato il variopinto drappo che, come un fagotto, nasconde piccole creature, cibarie o utensili.
Lunedì 11 agosto partiamo alla volta del grande Salar, l'enorme deserto di sale che con i suoi quasi 10600 km2  risulta essere la più grande distesa di sale al mondo, a 3650 mt s.l.m. Nelle prime ore del pomeriggio il Narci imprime le sue orme sugli esagoni di sale e inizia a camminare libero e disinvolto sulla superficie ruvida e candida del deserto. Giochiamo, filmiamo e non lesiniamo in fotografie. Confezioniamo alla meno peggio, con ritagli di stoffa, una bandiera italiana che scopriamo mancare tra le tante che sventolano alle porte del Salar, all'Hotel di Sale.

Ci dirigiamo diritti alle due isole che campeggiano al centro del Salar: Isla Incahuasi, la prima, Isla del Pescado, la seconda, più grande. Entrambe costellate di giganteschi  cactus e cespugli dagli aculei appuntiti, abitate da viscaccia e comatocini che si librano in volo sul cielo terso.

La luce cala, le ombre si allungano ed il silenzio piomba più assordante che mai! La luna piena sorge all'orizzonte e rischiara tutto il deserto. Noi piccoli, in questo infinito lago di sale, ci addormentiamo, coccolati dal vento.
Ci svegliamo all'alba, baciati dal sole, e ci dirigiamo a Coqueza, una dell' uscite dal salar, opposte ad Uyuni, alle pendici del Vulcano Tunupa. Il villaggio di fango e paglia è semideserto, qualche volto appare e scompare dietro una tenda alla finestra; dentro un cortile, giocano dei bimbi con un copertone dismesso. Saliamo il monte per un sentiero di pietre e polvere e giugiamo alla cueva che racchiude, ben conservate, sette mummie di più di 800 anni fa, che in posizione fetale attorniate da suppellettili, sono state ritrovate a 3600 mt s.l.m. nascoste e ben custodite in questa grotta.
Salutiamo il Salar de Uyuni, uscendo da Jirira. Percorriamo una strada dissestata di sassi e sabbia, adiacente le rive del salar, attraversando villaggi abbandonati e  terreni coltivati a patate e quinoa, pascoli di lama e pecore che brucano erba secca che spunta da queste terre salate.
Camminiamo sino a tarda sera, per una strada sconnessa di ripio, sabbia e tulle ondule. Attraversiamo nell'oscurità una vasta zona sabbiosa e deserta, a tratti fangosa, sino ad arrivare ad un paesino che ci ospita in silenzio nella grande piazza, sotto l'occhio protettivo, del Santuario.